Accoglienza per i figli dei prigionieri politici Bielorussi

PADOVA «Attraverso questo progetto intendiamo sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo nel nostro Paese». Lo spiega con voce ferma Yuliya Yukhno, attivista bielorussa, nel presentare un nuovo progetto di accoglienza per le famiglie e i figli minori di prigionieri politici bielorussi realizzato in collaborazione con Cisl Veneto e Iscos Toscana. Ieri il segretario generale di Cisl Padova Rovigo, Samuel Scavazzin, e Yukhno hanno illustrato all’assessora Francesca Benciolini le finalità dell’iniziativa e la campagna di raccolta fondi avviata, riportando alcune testimonianze
sulla situazione attuale in Bielorussia.

«La nostra non è una guerra che fa allarme come quella che sta sconvolgendo l’Ucraina ma, come tutte le guerre, sta avendo conseguenze gravissime sul Paese e la popolazione nonostante la scarsa copertura mediatica – racconta Yuliya – Io sono stata arrestata due volte in Bielorussia per aver protestato, la seconda sono stata prelevata dal Kgb. Una volta uscita, ho deciso di fuggire illegalmente in Polonia con mio marito e operarecomeattivista per tutti coloro che hanno deciso di fuggire e che come me arrivano con i pochissimi risparmi in tasca, lasciandosi tutto dietro».
Ora l’attivista vive a Prato, in attesa di vedere accolta la sua richiesta d’asilo politico presentata il mese scorso, ed è parte attiva dell’associazione Bielorussi in Italia Supolka, nata nell’estate 2020 per sostenere le proteste in patria: la scorsa primavera ha potuto dare la sua toccante testimonianza in alcuni congressi di Cisl e a maggio è stata invitata dal segretario generale Luigi Sbarra a intervenire al congresso nazionale. Il marito invece è in attesa del riconoscimento dello stato di rifugiato politico in Polonia.
Il progetto “Riabilitazione delle famiglie dei prigionieri politici bielorussi” permetterà di offrire attività ricreative e supporto psicologico ai figli dei prigionieri politici: l’obiettivo sarà assumersi la responsabilità che di solito portano i genitori, ora lontani e in alcuni casi carcerati, nei confronti dei bambini rifugiati che hanno subito traumi psicologici a causa delle azioni aggressive del potere dittatoriale di Lukashenko. Le iniziative prevedono ospitalità al centro di soggiorno “Francesco Morosini” al Lido di Venezia per i figli minorenni di prigionieri politici bielorussi (accompagnati da un genitore o affidatario) e delle iniziative ludiche e ricreative accompagnate da un’assistenza psicologica. Il costo previsto per il progetto (che comprende spese di vitto e alloggio per ragazzi e accompagnatori, viaggio, trasporti e attività ricreative) è circa 43mila euro: per la loro copertura è stata avviata una campagna di raccolta fondi nelle strutture di Cisl e Iscos, a cui si aggiungono le donazioni di singoli lavoratori e pensionati.
«La Cisl ha sempre avuto una visione allargata, non solo europea ma anche mondiale, soprattutto quando si parla di diritti e di popolazioni oppresse – conclude Scavazzin – Per questo partecipare al progetto di Yuliya ci è sembrata una cosa naturale e doverosa».