Agrovoltaico, Scavazzin (Cisl): “I progetti devono essere discussi e condivisi dal territorio”
I grandi progetti dovrebbero essere considerati e analizzati nell’ambito di una visione condivisa da tutti gli attori del territorio e all’interno di regole certe
ROVIGO – “La transizione energetica è sempre stata considerata dalla Cisl Padova Rovigo uno dei punti chiave per uno sviluppo del territorio e in questo momento storico e sociale è divenuta anche un’occasione imperdibile per la pianificazione della ripresa economica. Riteniamo quindi che ridurre la discussione sull’agrovoltaico a un duello tra schieramenti contrapposti rischi di far perdere di vista i veri obiettivi di questa transizione“. Lo afferma il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin a proposito del dibattito aperto dai numerosi progetti di impianti fotovoltaici in Polesine e in altre province venete.
“E gli obiettivi della transizione energetica, sul quale il governo sta puntando con decisione, sono il passaggio a fonti energetiche rinnovabili, la difesa del suolo, l’innovazione tecnologica anche nel settore agricolo, le promozione dei prodotti green, oltre naturalmente alla riduzione delle emissioni attraverso interventi sui settori dell’energia, dell’industria, della mobilità e dell’agricoltura, sui quali si è concentrata l’azione europea. Tutti obiettivi che possono essere raggiunti soltanto attraverso un modello partecipativo ed inclusivo”.
Tre i progetti in discussione solo per la provincia di Rovigo: a Loreo, Occhiobello e Boara. “I grandi progetti – prosegue il segretario Cisl – sia in Polesine che nel resto del Veneto, dovrebbero essere considerati e analizzati nell’ambito di una visione condivisa da tutti gli attori del territorio e all’interno di regole certe, anch’esse condivise, e di un dibattito serio che coinvolga istituzioni, sindacati, comitati e impresa. E questo per evitare che, in mancanza di una precisa normativa sull’argomento, i progetti possano avere uno scopo puramente speculativo. E’ necessario che tale dibattito parta da un’idea sostenibile dello sviluppo basata su una logica di filiera, che salvaguardi la produzione agricola ecologica e di qualità collegandola con un sistema che comprenda anche la trasformazione e la vendita dei prodotti. Una filiera ecologica dell’agricoltura che diventi anche occasione di promozione del territorio.
Non vorremmo assistere all’ennesimo progetto calato dall’alto che possa far pensare ancora una volta al Polesine come a una terra di conquista, come è stato prima con i rifiuti, poi con la logistica e ora potrebbe essere fatto con l’agrovoltaico. Prima che le decisioni vengano prese – conclude Scavazzin – vorremmo poterne discutere con tutti gli attori interessati, ma all’interno di un progetto più ampio, che possa dare sostegno alle famiglie, ai giovani che riscoprono la terra, che promuova l’occupazione e preveda la trasformazione delle competenze dei lavoratori e l’affacciarsi di nuove figure professionali, salvaguardando le nostre tradizioni e il lavoro esistente per affrontare l’innovazione anche nei settori agricolo ed energetico”.