CGIL, CISL e UIL favorevoli all’unione tra i comuni di Rosolina, Loreo e Porto Viro
“Risorse e welfare con la fusione dei tre comuni”.
Il futuro per le municipalità di Loreo, Rosolina e Porto Viro potrebbe essere l’unione dei tre comuni. Una fusione lanciata dagli stessi sindaci Maura Veronese per Porto Viro, Moreno Gasparini per Loreo e Franco Vitale per Rosolina e auspicata dalle tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil di Rovigo, per i benefici che ne deriverebbero: un’amministrazione di circa 24.300 abitanti, distribuiti su una superficie territoriale di oltre 246 kmq.
“I vantaggi si tradurrebbero in economie di scala, aumento di sinergie a vantaggio di una maggiore funzionalità dei vari servizi – ufficio anagrafe, ufficio tecnico, impiego più razionale dei servizi sociali ad esempio – e soprattutto maggiori risorse a disposizione per un welfare più esteso, rigenerazione urbana e decoro urbano. Tutto questo anche grazie al contributo a fondo perduto per dieci anni riconosciuto dallo Stato, pari a qualche decina di milioni di euro, oltre alla possibilità di usufruire di un successivo allentamento del patto di stabilità, che comporterebbe ulteriori risorse economiche a disposizione”.
A sostenerlo Pieralberto Colombo per Cgil, Samuel Scavazzin per Cisl e Fabio Osti per Uil, che ricordano l’unione dei comuni di Contarina e Donada. Due municipalità che si fusero per la prima volta, per volere dell’ammiraglio Arcangeli, durante il regime fascista nel 1928 con il nome di Taglio di Porto Viro, poi sciolto nel 1937. L’attuale città di Porto Viro nacque dalla fusione realizzata in seguito al referendum popolare dei cittadini dei comuni allora governati dai sindaci Alessandro Tessarin per Donada e Gianni Franchi per Contarina. Un cambiamento che fruttò alle casse comunali un’entrata importante di contributi statali per i successivi dieci anni. Per questo motivo, proseguono le segreterie sindacali, “è fondamentale il coinvolgimento delle tre comunità con cui condividere il progetto, al fine di evitare che prevalgano emotività che finiscano per far naufragare tutto il percorso nella fase del referendum, come già accaduto in un recente passato con altri Comuni Polesani. L’esempio che arriverebbe dal successo di tale virtuosa operazione potrebbe diventare una buona pratica da estendere ad altre realtà comunali della nostra Provincia. Non va mai scordato che vanno trovate soluzioni che possano contribuire a frenare il costante calo demografico del Polesine (ormai a quota 231 mila abitanti secondo l’ultimo censimento, con una perdita annuale di 5,6 abitanti ogni mille) che conta ormai due Comuni su tre sotto i tremila abitanti”.