Covid: “Per la prevenzione, necessaria maggiore uniformità di informazioni”

Francesca Pizzo: “Ci risulta che anche solo fra le due provincie di Padova e Rovigo le differenze nella gestione dei contatti sono molte”.

ROVIGO – “La campagna vaccinale e la gestione dell’emergenza non devono far abbassare la guardia sul fronte dei contagi nei luoghi di lavoro e sulla necessità di un tracciamento più stringente dei contatti di casi covid19. La nostra impressione è che, nonostante il costante e puntuale impegno di vigilanza dello Spisal, questo tracciamento stia venendo meno soprattutto nelle piccole aziende. L’intensa attività di controllo rischia inoltre di far venir meno quella, altrettanto indispensabile, di informazione. E’ importante che le aziende abbiamo indicazioni chiare sul comportamento da tenere in caso di temponi positivi, nell’attesa del risultato, per la ricerca e la gestione dei contatti, anche retrospettivi, per la quarantena e l’esecuzione del test”.

Sono le parole di Francesca Pizzo, segretaria territoriale della Cisl Padova Rovigo “Dobbiamo sottolineare che la prevenzione rimane il principale strumento di contrasto alla pandemia. Il tracciamento dei contagi sul quale si contava per contenere i focolai è stato perso prima ancora dell’esplodere della seconda fase, quando avevamo chiesto laboratori pubblici specializzati che processassero un maggior numero di tamponi. Dopo il fallimento del contact tracing, già dallo scorso novembre, le norme per l’isolamento fiduciario preventivo sono diventate più difficili da applicare. Siamo consapevoli che in questo momento di emergenza ognuno stia cercando di fare la propria parte, ma i lavoratori sono spesso disorientati da un eccesso di informazioni diffuse non solo attraverso i mass-media, ma anche da parte delle fonti ufficiali come il Sisp, lo Spisal, l’Ulss, Azienda Zero e la Regione Veneto”.

 

“Già una nota della Regione datata 8 marzo – continua Francesca Pizzo – che pare non abbia ancora trovato applicazione, individuerebbe una maggiore attenzione ai contatti da considerare, non solo stretti, ma anche occasionali, allargando quindi il campo d’azione di un tracciamento reso ancor più difficile dai ritardi nei tamponi, i cui referti in alcune zone arrivano anche dopo sei giorni. Ci risulta che anche solo fra le due provincie di Padova e Rovigo le differenze nella gestione dei contatti sono molte. Se a un lavoratore che risulta positivo al tempone vengono chieste soltanto le condizioni di lavoro relative all’uso di mascherine e divisori in plexiglass, senza nessun ulteriore approfondimento, questo potrebbe dare adito ad ulteriori contagi nello stesso ufficio. E può accadere che i medici di base interpretino in modo diverso l’obbligo di quarantena, in modo che nello stesso gruppo di lavoro, con pari condizioni di contatto con un positivo, un collega potrebbe essere posto in quarantena e l’altro no.

L’impressione che abbiamo, parlando quotidianamente con i lavoratori, è quella di un senso di smarrimento generalizzato. Serve una maggiore uniformità di informazioni per permettere alle aziende di rispettare regole sempre più complesse, che per di più cambiano continuamente per adeguarsi, a loro volta, ad una situazione difficile e in continua evoluzione. Il rispetto delle norme igieniche, del distanziamento, di comportamenti che tutelino la sicurezza di noi stessi e degli altri, nei luoghi di lavoro, dipende anche da informazioni chiare e uniformi su quello che si può e quello che si deve fare e sulla situazione dei contagi e dei vaccini. Come Cisl Padova Rovigo riteniamo pertanto indispensabile un maggiore coordinamento tra gli enti preposti al controllo e alla diffusione delle regole anche con chi è tenuto a predisporre ambienti di lavoro sani e sicuri”.

Fonte “Rovigo Oggi” 27.03.2021