Welfare Contrattato: l’evoluzione e le opportunità di sistema – 4 giugno 2019
“Più informazione sul welfare contrattato, più tutele, sicurezza e benessere per i lavoratori”
Il convegno della Cisl Padova Rovigo
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Uno strumento importante per dare risposte ai bisogni dei lavoratori in termini di benessere, sicurezza, previdenza, sanità, rapporto vita lavoro. Una misura che si fonda su una lunga storia di rapporti sindacali in Veneto, ma che con una maggiore informazione potrebbe essere molto più diffusa. A questo tema la Cisl Padova Rovigo ha dedicato il convegno “Welfare contrattato: l’evoluzione e le opportunità di sistema”, svoltosi martedì 4 giugno al Crowne Plaza. I lavori sono stati introdotti dalla segretaria reggente Giovanna Ventura, che ha sottolineato l’esigenza di “avviare una riflessione sul futuro del welfare contrattato, della bilateralità e di cosa gli attori interessati siano disponibili a fare per migliorare questo strumento. Per questo le relazioni che seguiranno rappresentano una fotografia della situazione a livello nazionale, regionale e di Padova e Rovigo. Questa riflessione non può prescindere – ha aggiunto Ventura – dal contesto di una trasformazione continua dell’economia di mercato, segnata dalla terziarizzazione, dalla globalizzazione e dalla delocalizzazione. Elementi che fanno emergere il bisogno di ripensare il sistema di compensazione sociale, in modo tale che possa garantire benessere e qualità della vita a ciascuno. Il contesto interessa anche i cambiamenti demografici: la diminuzione delle nascite e l’invecchiamento della popolazione, con una conseguente crescita dei bisogni e diminuzione delle risorse”. Attraverso la contrattazione aziendale e la bilateralità, è possibile quindi costruire un welfare più grande, integrato. “Dove il sindacato ha ottenuto accordi di welfare – ha concluso la segretaria – si è registrato anche un aumento della produttività. In Veneto la storia della bilateralità dura da 25 anni. Ma ci sono anche delle criticità: la prima è che le piccole e medie imprese sono fuori da questo contesto, la seconda che manca l’informazione. Molti lavoratori, soprattutto i più fragili, non sanno quali strumenti hanno a disposizione. Infine ci sono piattaforme di welfare preconfezionate che non sono attente ai bisogni del territorio, è quindi è importante che il sindacato partecipi alla loro definizione”.
Oscar Rigoni, direttore dell’Ebav (Ente Bilaterale Artigianato Veneto) ha quindi illustrato come funziona e quali risultati ha ottenuto l’ente in questi anni. “L’Ebav – ha ricordato – è stato fondato nel 1989 da un’iniziativa comune di associazioni di categoria e sindacati: Confartigianato, Cna e Casartigiani con Cgil, Cisl e Uil. Attualmente aderiscono 35mila aziende e 155mila dipendenti. Dal 2016 al primo trimestre 2019 abbiamo erogato 56 milioni di euro”. Di questi, quasi 25 sono stati destinati al welfare collettivo, e in particolare al sostegno alla famiglia e al mercato del lavoro, occupazione e formazione. Nelle province di Padova e Rovigo sono stati erogati 6 milioni 225mila euro. Complessivamente dal 2016, nel comparto dell’artigianato veneto per il welfare bilaterale, da Ebav, Edilcassa e Sani in Veneto insieme sono stati erogati 51 milioni di euro. Un quadro del welfare contrattato in Veneto e a Padova e Rovigo è stato quindi tracciato da Sergio Spiller, responsabile del dipartimento contrattazione della Cisl, grazie all’attività dell’Ocsel, l’osservatorio della Cisl sulla contrattazione di secondo livello. “Il rapporto Ocsel 2016/2017 – ha detto Spiller – ha monitorato 209 accordi nelle province di Padova e Rovigo, il 33% dei quali contiene elementi di welfare, voce in forte espansione che si colloca al terzo posto tra i contenuti dopo il salario e le crisi. Confrontando i dati con quelli nazionali, dove i fondi integrativi rappresentano il 49% del totale, la percentuale cala, ma per effetto della presenza di Solidarietà veneto”. Spiller ha quindi esaminato i contenuti degli accordi di welfare raggiunti nelle province di Padova e Rovigo. “Questi dati – ha concluso – confermano che il welfare contrattato è un’opportunità, che risponde ai cambiamenti dei bisogni, può essere un elemento della contrattazione e può sviluppare solidarietà, partecipazione e responsabilità. Del resto noi siamo il sindacato della contrattazione. In questi anni il welfare contrattuale si è evoluto, la contrattazione è diventata territoriale e si è stabilito un rapporto tra la contrattazione aziendale del welfare e la contrattazione sociale”.
Per parlare delle dinamiche e le prospettive del mercato del lavoro regionale, Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro, ha iniziato illustrando l’attività di Veneto Welfare e ha quindi delineato il quadro attuale dell’occupazione in Veneto, confrontandolo con le dinamiche di altre regioni europee. Uno scenario fortemente condizionato dai fattori demografici come il calo della popolazione (scesa dello 0,5% negli ultimi tre anni) e il crollo in particolare della fascia produttiva. Nel mercato del lavoro il picco negativo, con la perdita di 77mila posti di lavoro in Veneto, è stato registrato nel 2014, seguito dal recupero della perdita e da importanti segnali di ripresa. “Negli ultimi dieci anni – ha detto Barone – si è assistito a una polarizzazione tra alte a basse qualifiche. La crescita delle posizioni di lavoro afferenti alla fascia alta si concentra nel terziario, ma le posizioni maggiormente in crescita sono quelle nella fascia bassa, caratteristica che impatta anche sugli stipendi. Il titolo più richiesto è la scuola dell’obbligo”. Barone ha quindi analizzato le caratteristiche della disoccupazione in Veneto e le politiche attive attuate da Veneto Lavoro e dai Centri per l’Impiego.
Il direttore del Mattino Poalo Possamai ha quindi introdotto la tavola rotonda alla quale hanno preso parte l’assessore al Lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan, il segretario generale dell’Usr Cisl Veneto Gianfranco Refosco e Vendemmiano Sartor, vicepresidente di Confartigianato Veneto. “Quello del welfare contattato – ha detto Refosco – è un tema molto sentito, anche se se ne parla poco. Oggi iniziamo una narrazione diversa su questo tema. C’è una genesi che vale la pena di sottolineare: i motivi per cui questi strumenti sono nati in Veneto. Solidarietà Veneto è nato da una contrattazione aziendale a Treviso. La genesi di Ebav è molto simile. Questi enti sono nati dall’esigenza sindacale di costruire strumenti di welfare per piccole imprese, per tutelare lavoratori che altrimenti sarebbero rimasti esclusi da ogni misura. Così è stata data una tutala a 30mila persone e così è nata l’evoluzione del sistema”. La chiave di una buona relazione tra le parti sta, secondo Sartor, in politiche di lungimiranza e programmazione e nella collaborazione tra pubblico e privato. “Oggi come Confartigianato – ha detto il vicepresidente dell’associazione – abbiamo dato il via ad una riflessione sull’evoluzione di questi strumenti, anche in vista delle scadenze del 2020, con la revisione degli accordi sulla bilateralità. Riteniamo che ogni territorio abbia le proprie specificità, ma vogliamo fare politiche che incidano e quindi recuperare il valore della contrattazione”. Elena Donazzan ha ricordato l’impegno della Regione Veneto nella promozione del welfare aziendale. “Il governo della cosa pubblica – ha detto l’assessore – dovrebbe cercare di vedere i bisogni del territorio e leggerli con una visione. Quando abbiamo creato Veneto welfare abbiamo dato le gambe a un tavolo che in altre regioni è pura formalità. E’ il frutto di un confronto vero, profondo, di un tentativo di fare sintesi, che nasce da una forte tradizione di cooperazione tra le parti e una profonda cultura istituzionale. La richiesta di dare una veste istituzionale a qualcosa che già c’era è venuta dalle parti. Ora, le sfide del futuro sono l’invecchiamento della popolazione e l’abbassamento della natalità”.
Traendo le conclusioni dell’incontro, il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra ha posto l’accento sul valore della contrattazione come fattore di coesione sociale. “La contrattazione collettiva – ha detto – ha dimostrato un elevato tasso di resilienza durante tutta la dura recessione economica ed occupazionale vissuta dal nostro paese e nei cambiamenti strutturali che questa ha comportato”. E anche se in tempi di crisi il cammino è stretto, “il welfare contrattuale sembra essere uno dei principali terreni di questa nuova stagione”. Anche la contrattazione, come la produzione, secondo il sindacalista, si sta inoltre spostando verso soluzioni “su misura”, nelle quali è fondamentale la dimensione territoriale, con l’obiettivo di includere tutti. “Abbiamo bisogno – ha concluso il segretario – di un welfare contrattuale inclusivo, di un sistema che sia accessibile a tutti i dipendenti, inclusi i lavoratori a termine, i somministrati, alcuni tipi di profili autonomi e ‘alla spina’”. La Cisl chiederà quindi al governo “di instaurare un dialogo specifico con le parti sociali su come rendere stabile e agevolato il futuro di questo strumento essenziale”.