Cargill. Allarme di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil per i posti di lavoro

Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil e Ugl Chimici rivendicano il mantenimento della centralità del sito di Castelmassa rispetto alle politiche industriali del Gruppo Cargill, la fine della lenta emorragia di posti di lavoro e investimenti che consentano di guardare al futuro. Lo hanno annunciato Enrico Rigolin di Femca Cisl, Pieralberto Colombo di Filctem Cgil, Gianpietro Gregnanin di Uiltec Uil e Ivan Cazzaniga di Ugl Chimici in vista dell’incontro fissato in Prefettura a Rovigo il 15 gennaio. Durante l’incontro, davanti alla prefettura ci sarà un presidio di lavoratori in difesa di un sito produttivo strategico per l’alto Polesine che attualmente occupa 300 dipendenti e arriva quasi al doppio con l’indotto, un’azienda storica le cui origini risalgono al 1902 che da quattro anni assiste ad uno stillicidio di posti di lavoro che allarmano tutti i settori produttivi. I sindacati avevano già lanciato un allarme nel 2016, promuovendo uno sciopero generale in azienda. “Al termine di quell’iniziativa – ha ricordato Gregnanin – che terminò dopo l’incontro avvenuto in Prefettura il 2 settembre, esprimemmo con un comunicato ai lavoratori la necessità di mantenere un tavolo permanente in Prefettura poiché le dichiarazioni dell’allora Responsabile Cargill Europa, il dottor Allain Dufait, non ci avevano convinti”. Purtroppo le preoccupazioni di allora si sono rivelate fondate perché l’azienda ha continuato una politica di riduzione del personale nel settore amministrativo. “E’ un film che si ripete – ha aggiunto Enrico Rigolin – Se mettiamo in fila le scelte dell’azienda in questi anni, vediamo che periodicamente attraverso quelli che chiamano “studi” viene calata dall’alto una riorganizzazione del lavoro che si traduce in una riduzione del personale, l’ultima delle quali è la soppressione dell’ufficio che si occupa della finanza aziendale dove attualmente sono impiegati nove lavoratori”. In questa occasione, la riduzione del persone è più subdola. “Non vengono dichiarati esuberi – spiega Colombo – ma si chiede alle persone di trasferirsi, rifiutando anche le soluzioni di smart working e altro che avevamo prospettato. Quindi di fatto costringendo il personale a licenziarsi”. Infine Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil e Ugl Chimici intendono lanciare un messaggio di sensibilizzazione anche alle comunità istituzionali e politiche dell’Alto Polesine, “affinché difendano al nostro fianco – si legge in una nota congiunta – questa importante realtà industriale che crea buona occupazione. Vorremmo senza alcuna polemica che l’attenzione attualmente posta sui progetti tutti da verificare di sviluppo occupazionale e della qualità del lavoro, basati sull’insediamento di Ikea ed Amazon, che attualmente sembrano interessare il territorio alto polesano, fosse spostata, almeno parzialmente, dove l’occupazione già esiste ed è messa a rischio”.