Ipab: la Cisl proclama lo stato di agitazione dei lavoratori
Ottenere la riforma delle Ipab in ritardo di 18 anni, tutelare l’assistenza agli anziani e il lavoro degli occupati, salvaguardare il patrimonio di solidarietà che ha sempre caratterizzato la storia del Veneto. Sono questi gli obiettivi della giornata di protesta indetta dalla Cisl del Veneto, con le federazioni dei lavoratori pubblici, dei pensionati e del terziario privato (Fp, Fnp e Fisascat) regionali e dell’Ust Cisl Padova Rovigo, svoltasi stamattina al Moretti Bonora di Camposampiero per la provincia di Padova e contemporaneamente in tutte le province del Veneto.
La protesta è confluita nel pomeriggio davanti a palazzo Ferro Fini, dove le delegazioni Cisl hanno chiesto l’attuazione della riforma. In assenza di risposte concrete, la Funzione pubblica Cisl del Veneto, insieme ai pensionati della Fnp e alla Fisascat confermerà la giornata di sciopero già indetta per il prossimo 18 dicembre.
“Oggi – ha detto Michele Roveron, segretario della Cisl Funzione Pubblica Padova Rovigo – è stato proclamato lo stato di agitazione con assemblee articolate in tutto il Veneto. Per la provincia di Padova è stato scelto il Centro Servizi Moretti Bonora, una struttura rappresentativa per la qualità dell’assistenza offerta. A Rovigo il presidio si è svolto all’Iras. Alle 14 ci troveremo davanti a palazzo Ferro Fini. Il motivo principale della protesta è la mancata legge di riforma delle Ipab (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza), attesa da ben 18 anni”.
Dal 2000, quando il parlamento ha delegato la riforma alle Regioni, tutte hanno legiferato ad eccezione del Veneto. La legge prevede che le Ipab possano scegliere se la veste di Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) o quella Fondazione di diritto privato.
“La strada da noi scelta è decisamente la prima. Chiediamo inoltre – ha proseguito Roveron – la riduzione dell’Irap, una tassazione che oggi incide per l’8,50% per le strutture pubbliche e per il 3,90% per gli istituti di diritto privato. Vanno inoltre implementate le quote delle impegnative di residenzialità finanziate a livello regionale, ferme al 2009, mentre le esigenze delle famiglie sono fortemente aumentate. Se non ci sarà un accordo su questi temi – ha concluso il sindacalista – andremo allo sciopero e nel caso la riforma non venga approvata entro la fine della legislatura promuoveremo una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare”.
Anche Francesca Pizzo, dell’Ust Cisl Padova Rovigo, ha messo l’accento sulle mutate esigenze delle famiglie. “Sono anni – ha detto – che attendiamo questa riforma e l’aumento dell’età media e della non autosufficienza, in assenza di servizi adeguati, sta mettendo in difficoltà un numero sempre maggiore di nuclei familiari”.
La protesta della Cisl è condivisa anche dal presidente del Centro Servizi Moretti Bonora Vittorio Casarin. “Vi ringraziamo per quello che state facendo – ha detto Casarin – e spero che si possa veramente incidere su questa situazione e che si faccia finalmente questa riforma. Quello che ci tormenta è che i nostri ospiti vengono considerati come degli oggetti. Le Ipab sono enti pubblici e assorbono doveri che i privati non gestiscono. Mi stupisco che la politica sia latitante su aspetti così importanti. Ci si trincera dietro la mancanza di fondi, ma si finisce col pagare ancora di più. Per rispondere alle esigenze dei cittadini la strada è quella dei servizi territoriali socio-sanitari”. Un’opinione condivisa anche dall’amministrazione comunale di Camposampiero. “Crediamo nello sviluppo dei servizi territoriali socio-sanitari e siamo vicini a questa iniziativa – ha commentato l’assessore Luca Baggio – anche perché il consiglio di amministrazione del Centro Servizi Bonora, che è una struttura del Comune, sta lavorando molto bene nonostante le difficoltà. Condividiamo quindi l’iniziativa della Cisl volta a tutelare un servizio essenziale per l’assistenza, e quindi per tutti i cittadini, che deve rimanere pubblico”.
Anche per la presidente del comitato dei familiari Giancarla Fassina, “siamo arrivati al dunque. Noi familiari siamo orgogliosi che i nostri parenti siano ospiti di questa struttura. Vedere una convergenza tra amministrazione, personale interno, sindacati e presidenza vuol dire che una soluzione va trovata. Siamo preoccupati per la possibilità che la disparità di trattamento con le case di riposo private possa mettere in pericolo i servizi dei quali attualmente godiamo”.