Liliana Ocmin a Solidaria-27.09.2018. “Donne, giovani e immigrati, le leve del futuro”
“In Italia non si prendono sul serio le politiche di pari opportunità. Vengono considerate una regalia, da concedere una tantum, ma non c’è un intervento strutturale”.
Lo ha detto ieri Liliana Ocmin, responsabile nazionale del Dipartimento immigrazione, donne e giovani della Cisl, ai giardini dell’Arena romana intervenendo nell’ambito di Solidaria, la rassegna di eventi dedicati al mondo del volontariato organizzata dal Csv di Padova.
Incalzata dalle domande di Tiziano Marson, caporedattore della Tribuna di Treviso, Ocmin ha tracciato un quadro a 360 gradi della situazione delle tre categorie di cui si occupa. Tre categorie che attualmente sembrano le più fragili sotto il profilo dei diritti, ma che sono “le leve del futuro”, come le ha definite lei stessa. Strettamente collegate tra loro.
“Prendiamo il tema della natalità nel nostro paese – ha detto – che dovrebbe essere al primo posto nell’agenda politica. E invece no. C’è un tasso drammatico di donne che dopo il primo figlio lasciano il lavoro, o che non hanno il posto in asilo nido. Tutte le statistiche dimostrano che a un maggiore tasso di occupazione femminile corrisponde minore natalità e il contrario. Allora le donne italiane delegano molti aspetti della cura dei loro cari alle donne migranti, perché la solidarietà non può essere la soluzione. Ci vuole professionalità e la valorizzazione sociale della professionalità e del capitale umano femminile”.
Il ruolo decisionale, in Italia, è ancora in mani maschili? “In Italia c’è un problema di maschilismo, che non dipende solo dagli uomini, ma anche dalle madri. Il confine del rispetto siamo noi che lo mettiamo al marito e ai figli. Una madre libera ed emancipata è un modello di esempio”. Riconoscendo al femminismo meriti, ma anche errori, la sindacalista ha ricordato alcune conquiste “trasversali”, come quella per rimuovere la pratica delle dimissioni in bianco, e indicato altre battaglie ancora da combattere. Tra queste, la tratta delle donne destinate alla prostituzione. “Se non scardiniamo questo assoggettamento delle donne, sarà difficile togliere dalla cultura maschile il tema della donna oggetto”.
Ocmin nasce a 5mila metri sul livello del mare, sulle Ande, con un padre militare e una madre che l’ha cresciuta con un principio fondamentale: la cultura rende liberi. A vent’anni ha capito che nel suo paese non avrebbe trovato le prospettive che cercava e se n’è andata. E’ arrivata in Italia come immigrata irregolare e si è impegnata nel sindacato. La sua attenzione si è rivolta alla realtà delle donne dopo la seconda gravidanza. “Le difficoltà nel trovare lavoro dopo la maternità mi hanno aperto gli occhi – dice – quindi ho fatto una grande battaglia per le donne all’interno della Cisl. Dobbiamo smettere di pensare che le donne siano il salario accessorio di un uomo”. Anche per il futuro dei giovani, serve un cambiamento forte: “Dobbiamo creare una società consapevole. I giovani devono cominciare a scoprire cosa gli succede intorno. C’è un esercito di giovani che lavora silenziosamente e non fa notizia. Quello che ci preoccupa, più ancora della mancanza dei diritti, è la mancanza di prospettive e di responsabilità”.
Sui migranti, alcune soluzioni fondamentali verso un vero percorso di integrazione: “La riforma della legge sulla cittadinanza, che non è arrivata al traguardo e sarebbe stata la base di una vera società multietnica, e il diritto di voto amministrativo. Questi sono gli aspetti sui quali va programmato un vero processo di integrazione, senza ipocrisie”.