Chiusura Prefettura di Rovigo: per la Cisl Padova Rovigo è una “decisione inaccettabile”. Futuro incerto per i 55 dipendenti di Rovigo e rischio paralisi per la prefettura di Padova.
Sabrina Dorio: “Eliminare questo servizio fondamentale nel momento di massima emergenza è assurdo. Sarà il caos totale”
Requiem per 23 prefetture in tutta Italia. E fra queste c’è anche quella di Rovigo. Entro il 2016 la Prefettura rodigina sarà gradualmente accorpata alla vicina sede di Padova. Lo prevede un decreto del presidente della Repubblica che contiene il Regolamento di riorganizzazione del Ministero dell’Interno. Il provvedimento, inviato dal Governo ai sindacati, ha scatenato la dura e perentoria reazione della Cisl Padova Rovigo e della sua categoria della Funzione Pubblica, che protesta ed annuncia mobilitazioni. Sebbene studi sulla spending review stimino in un milione di euro il risparmio per ogni prefettura soppressa, il segretario generale della Cisl Padova Rovigo, Sabrina Dorio, lancia un preciso messaggio a Roma: “In un momento così delicato e difficilissimo come quello che da mesi stiamo vivendo in materia di gestione dell’immigrazione e della sicurezza, il Governo pensa di chiudere 23 Prefetture, fra cui quella di Rovigo. E’ un arretramento inaccettabile dello Stato sul territorio, che rischia di lasciare nel caos cittadini e lavoratori. Pensare di chiudere questi servizi così fondamentali è incoerente con i bisogni del territorio”.
Lo schema di Dpr sulla riorganizzazione del Ministero dell’Interno, trasmessa alle organizzazioni sindacali il 9 settembre, prevede la chiusura entro il 31 dicembre 2016 della Prefettura-Ufficio territoriale del Governo di Rovigo ed il suo accorpamento con quella di Padova.
Sono 55 gli attuali dipendenti che lavorano presso la Prefettura rodigina, mentre a Padova il personale raggiunge le 84 unità.
Su questo punto, guardando preoccupato al futuro dei lavoratori, interviene Michele Roveron, segretario generale della Cisl Fp Padova e Rovigo: “In un momento di grande emergenza in tema di gestione dell’immigrazione e della sicurezza, invece di porre mano ad un potenziamento dei servizi, il Governo si accinge ad azzerare questo presidio. Per di più, nulla si dice, nella bozza di Dpr, sul futuro lavorativo e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori in servizio presso la Prefettura di Rovigo. Lavoratrici e lavoratori da sempre impegnati, con dedizione e professionalità, a garantire, sul territorio, legalità, sicurezza, coesione sociale, integrazione e convivenza civile”. Roveron poi aggiunge: “La Cisl FP Padova Rovigo non lascerà soli lavoratori e cittadini e, nell’ambito della mobilitazione unitaria nazionale che coinvolgerà tutte le Prefetture, sosterrà con forza, a partire dall’assemblea unitaria di Rovigo del prossimo 22 settembre, tutte le iniziative volte a sensibilizzare i politici locali e gli organi di informazione, per sostenere le segreterie nazionali nella richiesta di apertura di un tavolo di confronto col ministro Alfano.
Un occhio ai numeri per capire queste possibili conseguenze. Al 31 dicembre 2014 gli uffici della Prefettura di Padova hanno svolto 1.759 pratiche (su base annua) legate a ricongiungimenti familiari di stranieri, 180 posti autorizzati per decreti flussi, 2.300 test (obbligatori) di lingua italiana, 2.700 richieste di cittadinanza italiana, 1.627 pratiche evase di regolarizzazione per sanare rapporti di lavoro irregolare.
Le conseguenze di questa “assurda sforbiciata” –sottolinea Sabrina Dorio – sono più che prevedibili, in quanto “gli attuali carichi di lavoro sono già oggi off limits sia a Rovigo che Padova, e ipotizzando che i 55 dipendenti rodigini possano essere forzatamente trasferiti nella sede prefettizia di Padova, si andrebbe a creare una situazione ingestibile a livello di spazi e di gestione delle pratiche. I servizi non si riorganizzano smantellando la presenza dello Stato sul territorio ma riqualificando la spesa e investendo sulla valorizzazione delle professionalità. Questo provvedimento è perciò assolutamente sbagliato e intempestivo, per questo chiediamo al Governo di fare un passo indietro”.