Rigassificatore XL, “ora i ristori”

l rigassificatore Adriatic Lng al largo della costa polesana raggiunge nuovi record di traffico, immettendo in rete – nel 2024 – la bellezza di 8,7 miliardi di metri cubi di gas, con un più 2,5% rispetto al 2023, arrivando a coprire il 15% circa dell’intero fabbisogno nazionale. Il tutto, mentre all’orizzonte c’è l’aumento della capacità di rigassificazione del terminal stesso. E i sindacati confederali battono cassa, chiedendo “corrette compensazioni al favore del territorio e del suo sviluppo”.
Il 10 gennaio scorso, Cgil, Cisl e Uil hanno partecipato al tavolo, convocato in prefettura proprio su richiesta dei sindacati, per trattare proprio sui ristori che Adriatic Lng dovrà mettere a disposizione del territorio in seguito all’incremento della capacità di rigassificazione del terminal. Da allora, però, di quel percorso, lamentano le tre sigle confederali, “non si hanno avuto più notizie”.

Da qui l’appello firmato ieri dai segretari generali Pieralberto Colombo (Cgil), Samuel Scavazzin (Cisl) e Gino Gregnanin (Uil). “Abbiamo appreso nei giorni scorsi – scrivono – che il rigassificatore Adriatic Lng presente al largo delle coste polesane ha registrato nel 2024, per il terzo anno consecutivo, un nuovo record operativo, immettendo in rete 8,7 miliardi di metri cubi (più 2,5 % rispetto al 2023). Fatto certamente positivo, anche per le persone che in quel sito produttivo lavorano. In tal modo è stata soddisfatto circa il 15% del fabbisogno nazionale di gas. Tale notizia, che conferma quanto il nostro territorio, anche a fronte di alcune ricadute problematiche in termini ambientali (questione già affrontata molti anni fa al momento del suo insediamento), contribuisca in modo significativo al fabbisogno energetico nazionale. Se a questo si aggiunge la conferma da parte dell’azienda che l’iter autorizzativo per l’incremento della capacità di rigassificazione del terminal è ormai nella fase conclusiva – scrivono ancora i tre segretari – crediamo sia opportuno, per il bene del nostro territorio e delle comunità che qui vivono, riprendere la discussione anche con l’azienda stessa (e senza polemiche che non ci interessano come organizzazioni sindacali) sui nuovi possibili ristori economici a favore del Polesine, che crediamo sarebbe giusto ottenere”.
I sindacati, dunque, sottolineano di aver “già espresso anche pubblicamente che i possibili ristori, la loro eventuale destinazione e l’entità degli stessi dovrebbero essere frutto di un rinnovato confronto con tutti i portatori d’interesse del territorio, per il bene collettivo e non particolare, e finalizzati quanto più possibile a favorire lo sviluppo economico-sociale della nostra provincia. Sicuramente sulla base della loro entità, si potrebbe ragionare su dove concentrarli senza disperderli in troppi rivoli, diventando di fatto inefficaci”. Una posizione espressa proprio al tavolo con il prefetto del 10 gennaio scorso, a cui erano presenti anche Provincia, Regione, Comuni polesani interessati al comparto della pesca, le associazioni datoriali di rappresentanza del settore pesca e Confindustria Veneto Est. Ma “dopo quell’incontro in prefettura – dicono ancora Colombo, Scavazzin e Gregnanin – non si hanno avuto più notizie sulla erogazione dei possibili ristori economici e loro eventuale entità, crediamo che quella discussione dovrebbe essere ripresa fin dalle prossime settimane. Per quanto ci riguarda l’obiettivo rimane quello di poter arrivare a delle corrette compensazioni a favore del territorio e del suo sviluppo, senza che questo sia discusso e deciso ‘altrove’, senza un preventivo coinvolgimento pieno degli attori locali che, come ripetuto in ogni occasione, non abbiamo certo la pretesa che siano solo le organizzazioni sindacali confederali”.