Convegno Cisl Pd Ro: informatica e ambiente, i mestieri del futuro

Ingegneri, matematici, statistici, informatici della sicurezza, analisti, manager della sostenibilità. Sono le professioni del futuro che serviranno a vincere la scommessa è l’intelligenza artificiale e delle due grandi transizioni: digitale e green. È quanto è emerso dal convegno sulle professioni del futuro, organizzato dalla Cisl: un quadro di luci ed ombre che, tuttavia, è animato da uno spirito ottimista. Al convegno, aperto ieri 1 dicembre 2023 dal segretario di Padova Rovigo Samuel Scavazzin e chiuso dal segretario nazionale Ignazio Ganga, hanno partecipato anche il senatore Antonio De Poli e il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono.
 
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nel 2022 l’America ha investito 50 miliardi, la Cina 10 e l’Europa 5. Tra i 27 Paesi europei, l’Italia è 18esima per digitalizzazione e a metà classifica per competenze digitali – riferisce Scavazzin – Mettersi in pari andrebbe a vantaggio sia delle imprese che dei lavoratori. Nei prossimi anni il mercato dell’intelligenza artificiale è comunque destinato a crescere, si calcola circa il 33% l’anno». Luci e ombre, appunto. Se da una parte l’Ai è destinata a sostituire alcune professioni, dall’altra porterà e potenzierà nuovi ruoli. «Accanto a carenze ormai endemiche nella nostra provincia – continua il segretario – come i medici, gli infermieri, il personale Oss, i tecnici di laboratorio, che non possono certo risolversi con la tecnologia, ma che necessitano di investimenti, l’Ai creerà anche lavoro se sappiamo governare il fenomeno. Tra le figure più richieste, l’ingegnere specializzato nell’applicazione dell’intelligenza artificiale in azienda; il professionista in grado di identificare modelli predittivi di comportamento e tendenze del mercato; lo specialista nello sviluppo di algoritmi capaci di trarre modelli comportamentali dai dati e infine il responsabile della sicurezza digitale delle imprese, che le protegge dagli attacchi informatici».
Una recente indagine di Manpower assicura che nel prossimo decennio diminuirà la domanda di lavoro per banche e assicurazioni ma s’impenneranno le figure professionali che gestiscono i dati, gli ingegneri, i fisici, gli analisti del mercato e gli psicologi del lavoro.
 
LA SOSTENIBILITà AMBIENTALE
«E poi c’è l’altra transizione, quella della sostenibilità ambientale – va avanti Scavazzin – che prevede una forte crescita di professioni verdi come ingegneri di fonti rinnovabili e della mobilità elettrica e per ruoli manageriali come responsabili della sostenibilità aziendale e dei rischi ambientali». Si calcola che l’intelligenza artificiale generativa potrebbe far risparmiare ai lavoratori dal 60 al 70% del tempo, assicurando anche maggiore produttività (in Italia 312 miliardi di euro). «Il compito del sindacato è fare in modo che questo risparmio porti ad un’organizzazione del lavoro meno pesante, più qualificata e continuativa». Al netto dei grandi cambiamenti però c’è una domanda su tutte: l’imprenditore padovano è pronto? Secondo dati del Politecnico di Milano, tra le piccole e medie imprese del Nordest solo il 36% è consapevole della trasformazione tecnologica in atto, il 19% si sta convertendo al digitale e il 45% è restio al cambiamento. «Un disallineamento destinato a crescere, perché il sistema formativo non riesce a tenere il passo con l’innovazione tecnologica delle aziende. Il problema va affrontato anche in una logica di sistema che parta dalla scuola. Serve un cambio culturale, che permetta di vedere nella formazione un investimento e non un costo».
 
Santocono: «Fare comunità Manca la banca del territorio»
Recepire le novità, cavalcarle per non farsi trovare impreparati, valorizzare il territorio. Tutto inserito in un piano che va di pari passo con le risorse. Che spesso passano dagli istituti di credito, nodo fondamentale quando si parla di investimenti. «Eppure in Veneto non si è riusciti a mettere assieme le banche per ragioni di individualismo e il risultato è che oggi avremmo potuto avere la banca più forte d’Europa, invece non abbiamo una banca del territorio, se non gli istituti di credito cooperativo». Il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono analizza l’esempio veneto per sottolineare l’importanza di unirsi, di abbandonare la strada cocciuta dell’individualismo. «È sempre più necessario che l’imprenditore acquisti la consapevolezza che mettendosi assieme ad altri è più forte – sottolinea Santocono – Speriamo che in questo processo culturale siano decisivi i giovani. Anche la Comunità europea dovrebbe rendersi conto che i territori sono diversi gli uni dagli altri. Nella nostra provincia, dove il 95% delle aziende ha meno di 9 dipendenti ma produce 13 miliardi di economia internazionale e 14 miliardi di Pil, imporre un sistema di figure professionali tarate sulle grandi aziende – esperto della sicurezza, esperto dell’intelligenza artificiale e così via – non sta in piedi. Dunque sì a mettersi assieme ma ricordando che l’indipendenza per l’imprenditore veneto è un dogma».
Ma segnali allarmanti arrivano proprio dalle banche: per gli investimenti in innovazione, nell’ultimo anno, il 70% delle aziende del Nord Est non ha chiesto nuovi affidamenti. Per non parlare del peso del credit crunch sulle piccole e medie imprese: nell’ultimo anno i prestiti alle aziende con meno di 20 dipendenti sono crollati nel Padovano dell’11,6% e in Polesine del 10,7%, ben oltre una media italiana, già di per sé preoccupante. Tutto questo va poi declinato in autonomia: «Una grande opportunità – rileva il senatore Antonio De Poli – Vuol dire maggiore responsabilità alle Regioni più virtuose. Quindi, meno sprechi, più efficienza e soprattutto più servizi per i cittadini. Le nuove tecnologie sono fondamentali per modernizzare il lavoro e l’impresa, ma anche per rendere più efficiente la pubblica amministrazione». —