Domani Cisl in corteo a Roma «Tuteliamo le pensioni»

Il sindacato contrario all’irrigidimento della Fornero

Domani 25 novembre 2023 la Cisl manifesterà a Roma. Il sindacato non boccia tutta la manovra (come fanno Cgil e Uil), ma ritiene ci siano ancora molte cose da cambiare. In testa la questione sanità: è indispensabile investire di più, sbloccare le assunzioni e dare copertura economica alla riforma per la non autosufficienza. «Vanno sbloccate subito le assunzioni del personale sanitario», scandisce il segretario provinciale Cisl di Padova Rovigo Samuel Scavazzin «l’irrigidimento della legge Fornero non ci piace per niente perché penalizza i lavoratori statali, a cominciare dai medici, dagli insegnanti e dai dipendenti locali. Il rischio è che vadano in pensione e che se ne vadano subito dal pubblico, evitando il blocco, e mettendo ancora più in difficoltà il sistema. Avevamo aperto anche a Cgil e Uil, ma la macchina della protesta era ormai partita per strade diverse: non siamo a favore delle prove di forza quando c’è ancora un tavolo della negoziazione aperto». Sulla sanità torna con forza anche Giulio Fortuni, segretario dei pensionati Cisl: «È come se il Governo avesse sparato un colpo in aria», spiega, «era una sorta di avvertimento, ma ha minato la fiducia dei medici che ora sono preoccupati. Lo vediamo nelle nostre assemblee: pensano che gli convenga andare in pensione e poi lavorare per il privato dove possono scegliere quando e dove e finiscono anche per guadagnare di più. Il danno è del sistema sanitario. La situazione è già difficile: gli ultimi Governi hanno investito il 6,4%-6,2% del Pil per la sanità pubblica, ma le raccomandazioni europee parlano del 7% del Pil per tenere i servizi come sono oggi. Il risultato è che la nostra salute rischia di dover essere pagata di tasca nostra ed è estremamente antidemocratico».
Rispetto alla strada scelta da Cgil e Uil, Fortuni dice: «Se si inizia una trattativa, la si porta alla fine. Invece se si rompe l’elastico ci facciamo tutti male. Ci vuole senso di responsabilità. Del resto la trattativa unitaria ha portato a dei benefici: l’adeguamento all’inflazione, il conguaglio 2023, ovvero l’anticipo della perequazione delle pensioni entro dicembre e, rispetto alla pensione contributiva, il vincolo per la pensione di vecchiaia a 67 anni ridotto da 1,5 a 1 volta l’assegno sociale».
Non va bene invece per le pensioni quattro volte la minima. E qui la Cisl è pronta a dare battaglia: «Faremo cause pilota», precisa Fortuni, «scegliendo un caso per ogni provincia tra quelli che hanno pensioni tra 2.807,75 euro e 3.287,61 euro e poi ancora faremo causa con due o tre casi tra chi ha pensioni fino a 5.411,26 euro e due su quelle dei dirigenti. Non accettiamo infatti la perequazione “a scalare” perché porta via reddito ai pensionati che sono al solito trattati come bancomat».