Irpef, si va verso l’aumento per le fasce di reddito più alte: da 0,7% a 0,8
Pronta la proposta che sbarcherà in Consiglio comunale. Si riduce di un minimo, a 0,69% per chi è in prima fascia e rimane l’esenzione sotto i 15 mila euro.
Lunedì prossimo il consiglio comunale discuterà una delibera per modificare l’aliquota Irpef. La delibera è frutto della discussione avvenuta al tavolo di lavoro che ha visto la partecipazione di tutti i gruppi consiliari di maggioranza, istituito a seguito della mozione votata a giugno scorso dal Consiglio Comunale. Grazie a questa mozione, l’amministrazione comunale ha assunto l’impegno a “determinare, in sede di Bilancio previsionale 2024, una rimodulazione dell’addizionale comunale Irpef ispirata ai principi di equità e di progressività, superando l’aliquota unica attraverso l’introduzione di aliquote differenziate, al fine di ottenere un maggiore gettito fiscale complessivo e al tempo stesso sostenere i bisogni delle fasce di reddito più basse, garantendo così la tenuta dei servizi comunali”.
Il confronto in maggioranza
A seguito della sua approvazione è iniziato quindi il confronto con tutti i gruppi di maggioranza i quali, sulla base delle simulazioni di gettito elaborate grazie al supporto degli uffici tecnici, hanno individuato le nuove aliquote differenziate per l’addizionale comunale Irpef, che ricordiamo è invariata dal 2014, ed è fissata a 0,7 punti percentuali, con una soglia di esenzione di 15mila euro. Il confronto ha portato alla definizione della proposta contenuta nella delibera che il Consiglio Comunale dovrà discutere e votare lunedì.
Le aliquote
Mantenendo invariata la soglia di esenzione a 15mila euro, la proposta prevede quattro scaglioni di reddito con diverse aliquote:
– da 0 a 15mila euro: aliquota 0,69% (ma questa il Comune la considera d’esenzione, quindi non pagano)
– da 15.001 a 28.000 euro: aliquota 0,69%
-Da 28.001 a 50.000: aliquota 0,79%
-Oltre 50.000: 0,80%
Al momento sono previste quattro aliquote, di cui due uguali in vista della semplificazione prevista nella manovra del Governo, che porterà gli scaglioni da quattro a tre. Così facendo il Comune di Padova sarà da subito pronto ad adeguarsi alla normativa nazionale, accorpando i primi due scaglioni. In sostanza con questa proposta le persone con un reddito tra 0 e 15.000 euro, che sono oltre 60.000, continueranno a essere esenti. Le persone che vedranno una diminuzione dell’imposta, ovvero i redditi tra 15.001 e 31.000 euro sono circa 50.000. Le persone con un reddito superiore ai 50.000 euro, che sono poco più di 44.000, vedranno un progressivo aumento di Irpef ma comunque contenuto, se si considera che un reddito di 100.000 euro sosterrà una spesa di circa 5 euro in più al mese. Se con l’aliquota unica allo 0,7% il gettito era di 24.401.950 euro, con la nuova formulazione arriva a 25.513.198 euro, ovvero 1.111.248 euro in più, necessari per garantire l’erogazione dei servizi comunali.
I sindacati
Nella giornata di ieri la proposta è stata anche sottoscritta dai sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, coinvolti in quanto, per l’Amministrazione, il confronto con le parti sociali è parte qualificante per la definizione delle politiche pubbliche anche in materia tributaria. L’amministrazione e i sindacati hanno firmato uno specifico accordo, nel quale, oltre a concordare sull’opportunità di perseguire l’azione di contrasto all’evasione fiscale, si definisce che “in considerazione dell’attuale congiuntura economica che sottrae potere di acquisito ai cittadini con redditi medio bassi e all’esigenza del Comune di Padova di mantenere i servizi erogati, in particolare quelli in favore di questa fascia di popolazione, di ispirare le politiche tributarie comunali secondo il principio costituzionale di progressività, equità e solidarietà in forza del quale tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva”. «L’art. 53 della Costituzione italiana recita testualmente: ‘Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività’. Ebbene, è stato ispirandoci a questo principio che abbiamo condotto la trattativa con il Comune di Padova e abbiamo raggiunto un importante risultato. Il superamento dell’addizionale unica, attraverso l’introduzione di aliquote differenziate sulla base dei redditi dei contribuenti, ottiene tre risultati: un maggior gettito fiscale complessivo, un concreto sostegno ai bisogni delle fasce più deboli e il mantenimento dei servizi comunali. Siamo soddisfatti». È così che le segreterie provinciali di Cgil Padova, Cisl Padova e Rovigo e Uil Padova – insieme a Spi Cgil Padova, FNP Cisl Pensionati Padova e Rovigo e Uil Pensionati – hanno commentato la proposta da parte del Consiglio Comunale, contenuta nella mozione con cui si rimodulano le aliquote dell’addizionale comunale IRPEF per il Bilancio previsionale 2024. «In pratica – proseguono i sindacati – si passa da un’unica addizionale allo 0.7%, cui erano tenuti tutti i redditi superiori ai 15 mila euro, soglia di esenzione che è stata mantenuta, ad un’aliquota dello 0,69% per i redditi inferiori ai 28 mila euro, allo 0,79%, per i redditi tra i 28 mila e i 50 mila euro e di 0,80% per i redditi superiori ai 50 mila euro. Sostanzialmente, il Comune di Padova, attraverso un proficuo confronto con le parti sociali, ha tenuto conto della difficile congiuntura economica e ha deciso di non farla scontare ai cittadini con redditi medio bassi, in stragrande maggioranza lavoratori dipendenti e pensionati, ma di chiedere un contributo di solidarietà a chi se lo può permettere. In questo modo il Comune riesce a mantenere i servizi erogati e a difendere quelle fasce deboli di popolazione che ne hanno bisogno. Era l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Accanto a questo – concludono le sigle sindacali – abbiamo concordato con il Comune sull’opportunità di continuare il contrasto all’evasione fiscale (che in questo Paese raggiunge quasi 100 miliardi di euro l’anno), intensificando gli accertamenti in una sempre maggior sinergia con l’Agenzia delle entrate. Attendiamo segnali in questo senso anche dal Governo nazionale».
Le parole dell’assessore Bressa
L’assessore ai tributi Antonio Bressa commenta: «Abbiamo raccolto le indicazioni del Consiglio Comunale per trasformare l’aliquota unica in più aliquote progressive secondo un principio di equità e solidarietà. Per le singole persone l’importo dell’addizionale IRPEF comunale cambierà di poco, ma in questa fase di restrizione del potere di spesa della popolazione diamo comunque un segnale di attenzione ai redditi medio bassi, considerando che fino a 31.000€ di reddito c’è un abbassamento del prelievo e che il reddito medio dei padovani è di 24.398€. I servizi comunali vengono invece garantiti, nonostante l’aumento generale dei costi che incidono sui Comuni, grazie alla progressività del sistema introdotto che prevede un complessivo aumento di gettito solo grazie al contributo di chi può permetterselo. È significativa la piena adesione dei maggiori sindacati a questa impostazione ispirata dal principio costituzionale di progressività».