Badanti e colf in calo, anziani in difficoltà. Tornano “a casa” e lavorano di più in nero

Stefania Botton: «Le famiglie vanno sostenute con servizi e detrazioni fiscali»

Nella provincia di Padova l’Inps registra 1.569 badanti in meno tra il 2021 e il 2022. E il fenomeno rischia di portare con sé una catena di conseguenze.
Le ipotesi
Le ragioni di quello che sta accadendo? Primo. Può essere che parte di queste lavoratrici – che al 95% sono straniere – siano tornate nei paesi di provenienza o abbiamo scelto di continuare a lavorare in un altro paese europeo. In questo caso la gestione degli anziani – soprattutto i non autosufficienti – sarebbe un nodo sempre più difficile da sciogliere. Tanto più che le rette (ma non i posti) delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) aumentano vertiginosamente, mentre i redditi delle famiglie restano uguali.
Secondo. Potrebbe essere, invece, che la diminuzione dei contratti corrisponda, più che a un numero minore di lavoratrici disponibili, a un aumento di lavoro nero.
I numeri
Questa è la tesi della Cisl ed è anche l’ipotesi di Massimo Formichella, direttore dell’Inps di Padova (l’Istituto nazionale di previdenza sociale). I numeri dell’Inps descrivono dati altalenanti anche per il 2023: se le badanti dichiarate nel primo semestre del 2022 erano state 7. 031, nel primo semestre di quest’anno sono 6. 838, con meno 193 contratti. «La mancanza di contratti regolari porta a pensare che siano in nero», spiega il direttore dell’ente Formichella, «ma non è così facile trarre le conclusioni. Noi abbiamo i numeri dei rapporti regolarmente dichiarati che ci dicono che c’è una variazione statistica, ma… (continua a leggere l’articolo in pdf)
 
Da risorsa a bomba sociale è solo questione di prospettiva.
I nonni si occupano dei nipoti, danno una mano (anche economicamente) ai figli adulti, eppure quando smettono di essere una fonte di supporto, finiscono per essere declassati a problema. Non perché i parenti siano senza scrupoli, ma perché a volte le famiglie non ce la fanno proprio.
Lo spiega con chiarezza Stefania Botton, segretaria territoriale Cisl: «L’assistenza agli anziani è un problema enorme e sempre più complesso, di fronte al quale le famiglie non possono essere lasciate sole», interviene, «difficilmente la domanda di lavoro per quanto riguarda le badanti potrà diminuire nei prossimi anni, se pensiamo che l’indice di vecchiaia dell’Italia è di gran lunga il più alto d’Europa (pari a 182 over 65 ogni 100 under 14) e che il Veneto lo supera ampiamente, con 189 anziani ogni 100 giovani, un indice che si discosta di poco da quello padovano, pari a 187. Ma ad aumentare sono anche le rette delle strutture per anziani, sempre più in difficoltà a causa dei costi e della carenza di personale. Rette che la maggior parte dei pensionati non si può permettere. Se a questo aggiungiamo l’inflazione, che non accenna a diminuire, comprendiamo quanto per le famiglie l’assistenza agli anziani sia sempre più problematica».
La sindacalista è convinta che si dovrebbe intervenire sul cuneo fiscale, per ridurre il carico contributivo sempre più pensate: «Nel 2023», precisa la Botton, «una famiglia che ha assunto una badante convivente ha visto aumentare la spesa annuale da 17. 177 a 18. 752 euro; mentre per il datore di lavoro le detrazioni fiscali sono ferme al 1986 con 1. 549, 37 euro».
Né intervenire sui costi basta, soprattutto rispetto a chi non è autosufficiente: «Vanno approvati i decreti attuativi della riforma e va realizzata sul territorio una rete di servizi che possano veramente garantire la presa in carico della persona», continua, «come Cisl stiamo definendo una mappatura dei servizi che sono disponibili sul territorio, sia per quanto riguarda la non autosufficienza che per la disabilità. Un lavoro che speriamo sia un utile stimolo per fare rete e dare risposte condivise alle famiglie coinvolte» .