Occupazione settore industria – La preoccupazione dei sindacati «Difficoltà con il mercato estero»
La flessione delle assunzioni nell’industria preoccupa. Sarà il tempo a svelare se è una nuova strada imboccata dal tessuto produttivo padovano – che sceglie i servizi al posto delle fabbriche – o se è una crisi temporanea dovuta per lo più a fattori di geopolitica esterna. Provano a fare un’analisi Cgil e Cisl. «Ci sono due fenomeni da registrare», spiega Marco Galtarossa, segretario confederale Filctem Cgil, «il primo è il balzo di assunzioni dei servizi dovuto al turismo. Sono assunzioni per lo più temporanee, legate al periodo. L’unica cosa che mi permetto di sottolineare è che andrebbero distinte da quelle di lungo tempo, soprattutto indeterminato, altrimenti “inquinano” le statistiche reali. Il secondo fenomeno invece riguarda la flessione delle assunzioni nell’industria e ci preoccupa. Quando, nel primo trimestre dell’anno, i dati dicevano che le assunzioni avevano registrato un picco, noi siamo rimasti cauti. Quando poi abbiamo assistito alla crisi industriale della Germania, quella cautela si è trasformata in allarme: sapevamo che l’Italia, il Nord Est e in particolare Padova, avrebbero risentito del contraccolpo. E infatti già da maggio abbiamo visto tutti la flessione. Questo perché l’industria padovana – più ancora di quella veneziana, veronese e trevigiana – è rivolta soprattutto al mercato estero. I trionfalismi del primo trimestre erano propaganda sterile». La preoccupazione riguarda soprattutto il manifatturiero: «Il nostro territorio vive di export, ma il paese non ha nessuna politica industriale e la confusione con il Pnrr è l’ennesima dimostrazione che siamo allo sbaraglio con politiche improvvisate». Il sindacato, in vista del prossimo 7 ottobre, giorno della manifestazione nazionale, è pronto a partire con un ciclo di assemblee per rispondere alla «propaganda mediatica» del governo. «I grandi temi sono la lotta al precariato, la difesa della sanità pubblica, il rispetto delle persone», continua Galtarossa, «tutti temi disattesi dal governo Meloni che invece sta facendo di tutto per svalorizzare il lavoro, con costi sempre più bassi per renderlo più competitivo, ma non per i lavoratori». Secondo Galtarossa i dati di Veneto Lavoro confermano proprio questo: «Dimostrano quanto lavoro precario e quanto part-time involontario c’è nella nostra provincia», scandisce, «precisamente un terzo dei nuovi lavori è part time e due terzi sono precari».
Diversa l’interpretazione di Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl: «Che il livello di occupazione a Padova sia inferiore nell’industria non è positivo», interviene, «perché c’è il rischio di un impoverimento del tessuto lavorativo. Va bene la vocazione ai servizi della nostra provincia, anche perché nei servizi ci sono i settori del turismo e della ristorazione, ma anche le aziende che affiancano le industrie nell’organizzazione, nella crescita 4.0, nella digitalizzazione. Quello che non va bene, invece, è che Padova non riesca ad agganciare – o almeno accorciare – il gap turistico con Venezia e Verona: la stagione turistica non sta andando come dovr ebbe. Sarà il tempo a dirci se la vocazione ai servizi sarà il nostro futuro, senza dimenticare che dei servizi fanno parte anche il commercio, la logistica, l’Interporto e i servizi alla persona. Stiamo assistendo a una transizione delle tipologie di lavoro e il mercato sta cambiando, Padova è la prima provincia a esplorare questo terreno. Dunque non direi che c’è in assoluto un’industria meno forte, semmai è possibile che ci siano produzioni diverse».