Marcia per la pace
«Fermare la guerra e l’invio delle armi»
Al cammino per la pace lungo le vie della città hanno preso parte poltre 400 persone: numerose le associazioni religiose, ambientaliste e per i dirirtti umani.
LA MANIFESTAZIONE
Oltre quattrocento persone si sono riunite per il secondo anno consecutivo nel cammino per la pace lungo le vie della città, in un momento di ritrovo e di condivisione che ha voluto mandare un forte messaggio per far cessare le guerre e l’invio di armi. Il corteo è partito alle 18.30 dal parco del Torrione Alicorno per poi attraversare via San Pio X, scendendo dall’argine, arrivando in via Cavalletto, entrando poi in Prato della Valle per terminare sul sagrato della basilica Santa Giustina verso le 19.30. Nel percorso si sono attraversati tre luoghi simboli della città come il platano premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, il monumento ai caduti di Russia e il giardino pubblico Giorgio Perlasca.
LA DICHIARAZIONE
«Siamo riuniti ancora una volta per parlare di pace e chiedere che tacciano le armi, per fare questo non devono essere inviate. ” Uniti per la Pace” tiene insieme tantissime sigle e associazioni che ogni giorno sul nostro territorio tengono alta l’attenzione per i diritti umani e lasciano aperte le questioni sulle vicende che accadono nel mondo. Questo momento è anche un’occasione per ognuno di noi di prendere una posizione e interrogarsi se quello che si sta facendo sia il massimo che si possa fare, anche per cercare dei tavoli di confronto a livello istituzionale, perché ogni giorno in più di guerra è una tragedia per tutti noi – spiega Francesca Benciolini, assessore alla Pace e ai Diritti umani – Padova ancora una volta si dimostra una città in prima linea, che durante il percorso di questa guerra in Europa non si arrende al fatto che la tematica passi in terza e quarta pagina dei giornali come sta avvenendo. Portare forti testimonianze di ciò che tutt’ora sta avvenendo ci pone a riflettere se ci siano delle strade alternative, sono orgogliosa perché ancora una volta la comunità è presente sul tema del forte bisogno di pace».
I GRUPPI
Una passeggiata di un’ora alla quale hanno partecipato numerose associazioni legate all’ambiente, ai diritti umani, ai lavoratori e anche ai gruppi religiosi. «È doveroso essere presente perché è solo nei momenti di pace che si può costruire qualcosa di importante, di guerre ce ne sono tante e bisogna porre fine a tanta sofferenza – sottolinea Samuel Scavazzin, segretario generale Cisl – in una città come questa, non a caso capitale del volontariato, è fondamentale partecipare, noi siamo qui presenti per quanto possiamo fare nel nostro quotidiano». Hanno portato la loro testimonianza anche Alberto Trevisan e Sandro Gozzo, precursori dell’obiezione di coscienza. «Stiamo continuando ad investire soldi in armi, si può essere anche d’accordo che l’Ucraina abbia la necessità di difendersi, dall’altra parte bisogna ribadire il fatto che le azioni di pace devono essere più forti di quelle di guerra – spiega Laura Bettini, presidente dell’associazione Casa delle donne – le donne e il movimento femminista sono da sempre contro ogni tipo di violenza bellica».
LA DIOCESI
«Come afferma la Costituzione la guerra non è lo strumento che serve per risolvere le controversie, la pace bisogna costruirla sia in Ucraina ma anche nel nostro piccolo e ritrovarci insieme è un atto importantissimo – aggiunge don Luca Facco, vicario episcopale per il territorio – bisogna lavorare sulle coscienze nel valore della pace e della non violenza». «Le Acli hanno una storia, noi ci affidiamo a tre filoni importantissimi: la fedeltà al lavoro, alla democrazia e al vangelo, proprio per questo non potevamo mancare all’appuntamento – evidenzia Gianni Cremonese, presidente Acli – finché esisteranno gli eserciti le guerre continueranno».