Cisl e Filca Cisl: “Per rilanciare l’edilizia bisogna semplificare la normativa”
La tutela dell’ambiente e del paesaggio e per prevenire il degrado del territorio, potrebbe rappresentare un volano prezioso per il rilancio dell’edilizia.
ROVIGO – “Negli ultimi anni il settore dell’edilizia è passato da una situazione di forte crisi alla ripresa più sostenuta. Ma la strada della risalita è irta di ostacoli burocratici e normativi, che minano la possibilità di procedere con la realizzazione dei progetti. Tra questi, la dichiarazione di doppia conformità urbanistica prevista dall’art. 36 del Dpr 380 del 2001, in base al quale il permesso per l’intervento può essere ottenuto solo se l’edificio risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento~della~sua realizzazione, sia al momento della presentazione della domanda. Eppure, ci troviamo giustamente davanti a scadenze stringenti sul piano della protezione del suolo e dell’ambiente sia a livello locale che europeo, pensiamo alla strategia per il suolo approvata dalla Commissione Europea, il cui obiettivo è arrivare al consumo di suolo pari a zero per tutti gli Stati membri entro il 2050, o alla legge 14/2017 della Regione Veneto, che definisce le disposizioni per il suo contenimento.
Sono le parole di Samuel Scavazzin, Segretario generale Cisl Padova Rovigo, e Giorgio Roman, Segretario generale Filca Cisl Padova Rovigo.
“Questa strategia di recupero, fondamentale per la tutela dell’ambiente e del paesaggio e per prevenire il degrado del territorio, potrebbe rappresentare un volano prezioso per il rilancio dell’edilizia. Le aziende del settore, gli ordini professionali e le associazioni di categoria chiedono quindi alle istituzioni di studiare eventuali soluzioni per superare gli ostacoli posti dall’attuale normativa ai progetti finalizzati al riuso e al recupero del patrimonio edilizio esistente. Come sindacato riteniamo inoltre una vera emergenza nazionale la rigenerazione dell’edilizia residenziale pubblica e delle aree marginalizzate, su cui lo stato deve intervenire direttamente o indirettamente”.
La maggioranza degli edifici che contribuiscono al degrado urbano non rispondono infatti ai criteri necessari per la dichiarazione di doppia conformità e con la normativa attuale non sono sanabili, creando di fatto una situazione in contrasto con l’esigenza di adeguare gli edifici alle direttive europee per le energie rinnovabili o per la realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana previsti dal Pnrr.
“Consapevole di questo problema – sottolineano Samuel Scavazzin, e Giorgio Roman – finora soltanto la Regione Emilia Romagna ha approvato una normativa che consente un iter semplificato per la regolarizzazione degli immobili. Se applicata anche sul nostro territorio, questa normativa ad hoc comporterebbe un introito per lo Stato e la possibilità per i proprietari di recuperare e usare il patrimonio immobiliare, oltre a consentire la riqualificazione in chiave sostenibile degli edifici esistenti, anche attraverso il loro adeguamento alle classi energetiche superiori previste dall’agenda 2030. Questo significa avere degli immobili con meno consumi energetici e maggiormente autonomi”.
“Infine – concludono Scavazzin, e Roman – la predisposizione e la realizzazione dei progetti permetterebbe al settore edilizia di stabilizzare la ripresa dopo i continui stop and go che negli ultimi anni lo hanno messo a dura prova. Comprese le ultime decisioni del governo sui crediti fiscali legati agli incentivi, decisioni che necessitano di interventi e soluzioni per evitare che le conseguenze ricadano su lavoratori, famiglie e imprese. I traguardi previsti dall’Unione europea sono ambiziosi, ma raggiungibili, anche attraverso una semplificazione della normativa. Un processo virtuoso che potrebbe partire dal territorio con il coinvolgimento di tutti i soggetti in grado di innescare il cambiamento”.