Infortuni sul lavoro – 15 morti in 11 mesi.
I Sindacati Confederali: “Aumentare la sicurezza e educare i controlli”.
LE REAZIONI
PADOVA Il presidente Mattarella lo ripete continuamente: «Le morti sul lavoro sono inaccettabili per un paese moderno». E poi ancora: «Lavorare non significa rischiare la vita». I sindacati si battono proprio su questi punti. «Da un anno stiamo facendo una campagna a tappeto, battendo tutte le piazze. Chiediamo una legge che dichiari colpevoli di omicidio quando l’infortunio mortale è dovuto all’inadeguatezza del luogo di lavoro».
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CISL
«È tra le cose più brutte che possano capitare a un sindacalista quella di parlare degli infortuni mortali comincia Samuel Scavazzin segretario della Cisl – E quello che vediamo anche quest’anno è un bollettino di guerra. Se ne sono accorti anche a livello nazionale tanto è vero che al primo incontro con il governo si è parlato proprio di salute e sicurezza sul lavoro. Debbo dire che a livello locale i sindacati uniti sul tema, hanno stilato una piattaforma con la Regione. Perchè in tutti c’è la consapevolezza che non può essere che una persona esce per andare al lavoro e non sa se tornerà alla sera. È un qualcosa che grida vendetta, alimentato dal momento storico dove per aumentare la produzione si forza la mano e aumentano le possibilità di incidente».
Che cosa si può fare? «Puntare sulla formazione continua sia per i lavoratori che per le imprese. Pensando addirittura a una sorta di patente a punti dove vengono premiati coloro che fanno formazione permanente. E poi cominciare a insegnare a scuola, dalle superiori, la cultura della prevenzione. Che diventi cioè materia di studi. Solo così si potrà evitare la perdita di vite e anche la spesa sociale altissima che provocano gli incidenti, studiando anche perchè siano stati così alti anche durante il lock down».
Aumentata del 19% la percentuale di incidenti denunciati, oltre 13.000. Le malattie professionali accertate hanno oltrepassato le 1.000, primi nel Veneto
LA STRAGE
PADOVA Chi non ce l’ha si dispera nel cercare di trovarlo. Chi ce l’ha a volte ci muore. Il lavoro non solo stanca ma ammazza. Nel territorio di Padova da inizio anno a fine novembre secondo i dati Inail sono morte 15 persone. Più di una al mese. E gli infortuni sono stati 13.434, circa 70 al giorno calcolando una settimana lavorativa di cinque giorni. In aumento del 19 per cento. La circostanza che fa paura è che il trend non accenna a diminuire. E stupisce che si sia mantenuto altissimo sia quando c’era il lock-down, a testimonianza che c’era qualcuno che lavorava molto, magari senza regole e che si mantenga alto ora che le imprese stanno tirando per cogliere le opportunità della ripresa, aumentando la produzione. Oppure prendendo qualsiasi tipo di appalto al ribasso per poi accorgersi che non riescono a far fronte a tutto.
LE CAUSE
Si muore andando al lavoro. Si muore inghiottiti da un macchinario. Si muore cadendo da un tetto oppure per aver respirato sostanze tossiche. Si muore perchè il datore di lavoro ha comprato le scarpe corazzate ai muratori ma loro le usano a casa per proteggersi mentre vangano e in cantiere mettono quelle da tennis. In proporzione si fanno male più i giovani dei vecchi. Questi per disattenzione i primi per spavalderia. Ma siccome è la classe dei cinquantenni quella più numerosa alla fine sono loro, il 13 per cento, quelli più coinvolti. In ogni caso significa che i rischi correlati alla prestazione lavorativa non sono assolutamente diminuiti. E che si concentrano nel ramo industria: nel 2021 a Padova questo settore ne aveva contati 11.228. Metà nel settore metallurgico e delle costruzioni.
LE CIFRE
Quello che colpisce maggiormente è che se si vanno a vedere i dati di vent’anni fa la curva è rimasta altissima. Dai 21mila del 1999 ai 13mila 434 di oggi. Che sono aumentati del 19 per cento da un anno all’altro se raffrontiamo i dati da gennaio a novembre del 2021 e del 2022. Ma che sono già ben oltre a quelli registrati in tutto il 2021, 12.969. Sono cresciuti soprattutto fra ottobre e novembre: 1300 in un mese.
L’anno non è ancora finito e i numeri ufficiali con 15 vittime avvicinano ma per fortuna non raggiungono la cifra di 21 deceduti registrata in tutto il 2021. Mentre da gennaio a novembre di quell’anno erano 18. C’è da dire una cosa però. Non sembra come denunciava un sindacalista che i quattro braccianti agricoli morti sulla Postumia di San Pietro in Gù alla fine dello scorso maggio appaiano in nessuna statistica ufficiale. Come non appare la morte straziante di Simone Silvestri 17 anni, studente del Bernardi. Schiacciato da un tir mentre era in sella allo scooter condotto dal padre (rimasto illeso) che lo portava a una esperienza di scuola-lavoro. E proprio di questo tipo di incidenti si occuperà prossimamente il governo.
Riportano invece la morte di Daniel Bianchi, di Tombolo, imprenditore agricolo, morto a 25 anni nel marzo scorso. Folgorato da una scarica elettrica mentre potava una pianta insieme al fratello. E ancora Mirco di Bottacin, 55 enne di Trebaseleghe colpito dal carico che portava una gru da cui si strappò il cavo metallico.
LA MALATTIE
Una statistica di qualche anno fa dello Spisal diceva che una delle malattie più diffuse nei cantieri edili padovani era l’udito. Un operaio su due diventava sordo dopo dieci anni di attività. In generale i numeri non mentono e dicono che anche qui i casi sono aumentati superando per la prima volta la soglia dei mille, primi nel Veneto.