Economia in Polesine: “Ripresa? Della cassa integrazione”

ROVIGO – L’autunno sarà “caldo”. E non c’entrano le temperature roventi di questi giorni che, a breve dovrebbero rientrare nella normalità, bensì la situazione socioeconomica del Polesine che nella ripresa dopo l’estate potrebbe surriscaldarsi, anche per la concomitanza di fattori quali l’inverno demografico, che porta alla situazione paradossale di avere rispettivamente 102mila pensioni e 93mila stipendi, la Zls ancora congelata e i consumi ancora troppo tiepidinella loro ripresa dopo la stangata dell’inflazione, che si ripercuotono sul già fragile tessuto economico provinciale, in particolare sul metalmeccanico e l’artigianato. E i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Gino Gregnanin , non nascondono le proprie preoccupazioni e tornano a invocare a una sola voce “concertazione per affrontare uniti le sfide che ci attendono, come abbiamo già richiesto nel documento congiunto con Confindustria dello scorso marzo, perché i problemi sono sempre quelli ma se non si mettono in campo interventi per trovare una via d’uscita la situazione può solo peggiorare”.
Colombo, evidenzia come “ci vorrebbe un tavolo per lo sviluppo del Polesine, perché, come già diciamo da tempo il nostro auspicio è che finalmente si possa definire una strategia che ci consenta di programmare gli interventi per insediamenti sostenibili, per un lavoro di qualità, e, più in generale per un’attrattività che faccia da contraltare al progressivo spopolamento, al di là degli interventi spot, anche perché ormai i soldi della Zls per quest’anno sono andati, visto che se anche la firma arrivasse oggi sarà comunque impossibile spenderli entro metà novembre e perché di problemi ce ne sono. A cominciare dall’aumento delle attivazioni di cassa integrazione, soprattutto nel settore metalmeccanico, legato anche all’andamento di alcuni mercati, come quello tedesco. Situazione delicata anche nel settore tessile, anche per il calo dei consumi che si ripercuote poi su chi lavora per i marchi. Perché uno dei temi del nostro territorio è anche quello della qualità dell’occupazione, che emerge con in modo dirompente quando ci sono momenti di crisi: chi paga di più sono sempre quelli che hanno contratti a tempo determinato o di somministrazione, motivo per cui quando si guarda ai dati sull’occupazione bisognerebbe sempre tenere conto anche di questo aspetto determinante”.
Scavazzin, che pone al centro dei tempi da affrontare proprio la questione demografica, rilancia l’Ipa, l’intesa programmatica d’area “che dobbiamo portare avanti, perché i nodi arrivano sempre al pettine, come quello della denatalità che poi arriva a produrre il sorpasso del numero delle pensioni sul numero degli stipendi. E quindi dobbiamo capire che cosa vogliamo fare di questa terra: vogliamo chiudere tutte le aziende e aprire solo Rsa per renderla come la Florida? Questa provocazione è utile per far capire che la politica non può stare ferma, altrimenti restiamo in balia dei grandi gruppi che fanno il bello o cattivo tempo, se non di realtà impattanti che hanno buon gioco a spostare in aree a bassa densità abitativa. Anche per questo torno a ribadire l’importanza delle aggregazioni dei comuni, perché ormai ci sono dei sindaci che sono come degli amministratori di condominio e realtà troppo piccole non riescono più a stare al passo con le necessità in termini di servizi, ma anche di peso politico”. Da parte del segretario Cisl, arriva poi una sorta di invito a aprire un confronto politico sui temi più impellenti già in vista delle elezioni provinciali: “Non sono un appuntamento politico di grande rilevanza, ma potrebbero essere l’occasione per una riflessione aperta con tutti gli amministratori su quelle che sono le necessità più impellenti”.
Anche Gregnanin evidenzia come “i temi più caldi in questo momento sono quelli legati ai dati demografici, a cominciare dal numero di pensioni inferiore a quello degli stipendi, e alla buona occupazione.
Ci vorrebbe un tavolo dell’economia, un tavolo aperto, nel quale si possano riprendere quelle linee programmatiche che come organizzazioni sindacali abbiamo delineato nel documento congiunto insieme a Confindustria, perché non si può fare gli struzzi su quello che sta avvenendo e sulle evidenti criticità di questa terra. Dallo stallo ormai quasi ‘maggiorenne’ dell’area Ikea, dove ancora non si muove nulla, al polo Amazon, con quello che comporta in termini di lavoro non stabile, passando per la Zls che ancora è ferma al palo per l’emergenza del granchio blu, per la quale non sembrano esserci finanziamenti adeguati a dare risposte alle cooperative e ai lavoratori di un comparto fondamentale per l’economia del Polesine. In tutto questo, va considerato anche che aumentano le ore di cassa integrazione, nel metalmeccanico ma non solo, così come aumentano le richieste di Fsba, il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato. Oltre all’emergere con sempre maggiore forza del problema abitativo, con le difficoltà di trovare casa che ormai segnano tutta la provincia”.
Il segretario della Uil, nota, quindi, come “per tutte queste problematiche serve una gestione complessiva e coordinata, che noi chiediamo come sindacati ma che deve essere gestita in modo corale. Ci aspetta un autunno caldo, anche per la mancanza di prospettive”.
Colombo, rimarca poi come “il tema abitativo si accompagna inevitabilmente a quello della qualità del lavoro e sulle vocazioni del territorio, ma su questo e su altri temi per uno sviluppo sostenibile del territorio, mi aspetterei che finalmente il sindaco del capoluogo, senza smuovere gelosie che paralizzano, come anche sulle fusioni dei Comuni, possa avere un ruolo di riferimento, senza perdersi nel correre dietro alla pancia della gente e ai peggiori istinti tirando fuori sciocchezze che non esistono, pensando invece a come rendere più attrattivo un territorio. Con il tema rodigino, ma che non è solo rodigino, dell’auspicio di una ripresa che riguardi anche l’Iras perché noi non abbiamo abbandonato l’idea di salvarla come casa di riposo pubblica, con tutte le ricadute positive su un territorio che invecchia sempre più. Noi abbiamo anche lanciato l’idea della gestione da parte di una partecipata come Asm, visto che il regolamento lo consentirebbe, fermo restando che ci occuperemo della tutela delle condizioni di lavoro e contrattuali e di reddito dei dipendenti, ma è la prospettiva di medio lungo periodo che ci preoccupa e non è certo una questione da accantonare. Il Comune e la Regione dovranno fare la propria parte, ma c’è tutto un ragionamento sui servizi e sulle case di riposo pubbliche da affrontare e che si tiene insieme agli altri”