Contratti, orari, salari. Le cause di lavoro aumentano del 25%
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DOVE SI NASCONDONO LE IRREGOLARITÀ
«L’aumento delle vertenze ci dice che non sempre c’è la giusta trasparenza», aggiunge Francesca Pizzo, della segreteria territoriale Cisl, «non è un caso che siano coinvolti i commercianti, i ristoratori, i piccoli bar: straordinari non pagati, organizzazione del lavoro carente, in cucina i cuochi sanno essere tremendi, con le parole e con i fatti, soprattutto nei confronti delle donne: bestemmie, insulti, manate. Inoltre le vertenze non arrivano dopo pochi mesi ma anni di lavoro – cinque o sei anni – e questo dimostra una precarietà estremamente diffusa».
DIMISSIONI
Un capitolo a parte riguarda le dimissioni: lavoratori che lasciano il proprio impiego perché ne hanno trovato un altro più vantaggioso. E che per la procedura on line – prevista dalla legge – si rivolgono al sindacato. Sia per la Cgil che per la Cisl siamo in linea con gli anni precedenti. «I casi di dimissioni sono variati di poco», aggiunge Amarandei, «erano 2.072 nel 2022 e sono state 2.012 l’anno scorso». In particolare, secondo i dati rielaborati dalla Cisl, il 53,04% cambia per uno stipendio migliore; il 16,84% per crescere professionalmente; l’8,23% per un ambiente lavorativo migliore; e il 5,89% e il 4,77% rispettivamente per la famiglia e per conciliare lavoro con la vita privata».
QUESTIONE DI GENERE
A presentare vertenza o fare causa al datore di lavoro sono soprattutto gli uomini (il 64% per la Cgil, il 62,62% per la Cisl) rispetto alle donne. «Purtroppo le donne hanno rapporti di lavoro più precari degli uomini», sottolinea Pizzo, «e hanno paura a fare causa perché sono più ricattabili rispetto alla famiglia e, se sono separate, lo stipendio è il loro unico reddito». Cresce il numero di stranieri che fanno causa: il 31% per la Cgil: «Spesso gli stranieri non hanno una rete sociale di appoggio e fare vertenza è l’unica possibilità», precisa Amarandei. «La prima nazionalità che fa vertenza è quella romena (8,14%)», continua Pizzo, «seguono Marocco (2,98%), Albania (2,75%) e Moldavia (2,27%). In generale questo corrisponde anche alla distribuzione di queste etnie nel mondo del lavoro padovano. Soprattutto in edilizia: è sorprendete il numero degli operai edili, ad esempio, inquadrati come metalmeccanici per non pagare la cassa edile».
L’ETÀ
A sorprendere è invece l’età delle persone che aprono una vertenza: sono sempre di più i cinquantenni. «Il 46,60% di chi fa causa ha tra i 31 e i 50 anni, il 26,79% tra 18 e 30 anni e un 24,81% ha tra 50 e 70 anni», sottolinea Pizzo, «questo ci dice almeno due cose: che molte persone lavorano ben oltre i 60 anni e che il lavoro è precario ad ogni età».