Primo confronto vero tra i candidati sindaco di Rovigo
Organizzato dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Rovigo, ha riempito la sala della Gran Guardia per 3 ore. Le domande di Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Gino Gregnanin
ROVIGO – Hanno aderito tutti i candidati sindaco che hanno rispettato (quasi sempre) le “regole d’ingaggio” dettate dai sindacati: tre domande a ciascuno dei presenti per 8 minuti di risposta massimi “senza riferimenti polemici a candidati di altre liste”. Nulla a che vedere con l’occasione di presentazione di fronte ai giovani scout di San Bortolo di lunedì 27 maggio è stata una autentica tribuna politica tra aspiranti primi cittadini.
Un po’ di pepe condito da siparietto tra i candidati Federico Frigato ed Edoardo Gaffeo, che aveva appena ricevuto un lungo applauso dalla sala sul tema Iras, quando Frigato si è ritardato nel prendere la parola perchè “è meglio attendere che la claque dell’ex sindaco ed i supporter finiscano di glorificarlo”.
Occhiataccia silenziosa di Gaffeo e si comincia. Secondo momento “di fuoco” da “vicini di banco” quando Frigato, nel riproporre un modello socioassistenziale extra Veneto, secondo lui da seguire, con riferimenti al mantovano in Lombardia ed all’Emilia Romagna, è stato interrotto dalla platea con un tranchant “beh, raccontalo a Zaia, qui in Veneto non si può”, posizione tra l’altro già espressa dal gruppo per la rielezione a sindaco di Edoardo Gaffeo. “Grazie – ha risposto Frigato – avevo già ricevuto lo “spiegone” da parte dell’ex sindaco sul tema, ma credo che le buone idee si possano comunque seguire, magari impegnandosi nel dialogo proprio con la Regione, che, se non lo fa un sindaco di Comune capoluogo, chi altro dovrebbe fare?” ha ribadito Frigato che ha espresso l’idea di riuso di Casa Serena come centro diurno per anziani. Seconda occhiataccia.
La prima domanda posta dai sindacati era la seguente: l’ambito sociale, come quello sanitario, sono temi sempre più sentiti da cittadini e lavoratori. Ciò ancor più nel nostro Territorio a causa della curva demografica, con oltre il 25% della popolazione oltre i 65 anni d’età e due pensionati per ogni lavoratore attivo. Per tali ragioni (seppure enunciate in estrema sintesi), questi temi sono ormai prioritari per la stessa attrattività e vivibilità di Rovigo e provincia.
In particolare, nell’ambito sociale, a Rovigo, Iras – la storica Casa di Riposo Pubblica più grande della Provincia – ha sempre rappresentato un importante e prezioso servizio pubblico per gli ospiti e per i loro parenti.
Oggi stiamo andando rapidamente verso una gestione privata di tale Struttura (in base a una dinamica sempre più diffusa anche nel Servizio Sanitario Nazionale), con il rischio concreto di un peggioramento progressivo delle condizioni contrattuali e di lavoro dei circa 180 dipendenti e della stessa qualità del servizio erogato.
Ritenete possibile per la nuova amministrazione, come da tempo chiediamo come Organizzazioni Sindacali Confederali del Territorio, agire per salvaguardare un servizio pubblico così importante per i cittadini e i lavoratori del Capoluogo e dell’intera Provincia, evitandone la privatizzazione, e nel caso, attraverso quali azioni concrete, eventualmente includendo anche, in un’ottica di salvaguardia, il recupero di Casa Serena, divenuta purtroppo un altro grande “vuoto” urbano?
Le posizioni espresse dai candidati sindaco sono state per lo più quelle già ribadite altre volte.
Per l’avvocato Palmiro Tosini (Pd) l’amministrazione uscente ha creato il problema Casa Serena, ha costretto Iras a ricorrere alla privatizzazione ed ha mancato di capacità di dialogo con Regione, Ater ed Ulss. Ha inoltre inasprito i toni con un ricorso al Consiglio di Stato che, secondo Tosini, pregiudica ulteriormente le possibilità di dialogo qualora non si cambi figura di sindaco. Il suo impegno da sindaco sarà proprio quello di riallacciare i rapporti e cercare di ripartire nelle trattative.
Per il collega avvocato Ezio Conchi, sostenuto da una lista civica con Presenza cristiana, il ricorso al privato nei servizi non deve essere demonizzato, ma controllato. Per Conchi la scelta regionale del bando di gara per la gestione privata dei servizi non sorprende e non deriva dalla contingenza delle ultime vicende tra Iras e Comune di Rovigo, tanto che, leggendo una nota al bilancio di Iras 2022, riferita all’esercizio 2021, l’allora commissario di Iras della Regione scriveva che Casa Serena dovrebbe essere abbandonata e tutto il servizio sarebbe dovuto essere concentrato nella struttura principale di Iras in via Giro.
Conchi ne ha anche per Tosini: “il ricorso al Consiglio di Stato permette proprio quel dialogo auspicato, non averlo fatto, lasciando andare in giudicato la sentenza del Tar, avrebbe chiuso le porte a qualsiasi ragionamento futuro. Avrebbe significato solo l’obbligo di pagare quei 3,2 milioni di euro che Iras afferma di dover ricevere dal Comune, e nulla più”.
Edoardo Gaffeo ha impegnato il tempo a disposizione fissando due concetti: riutilizzare Casa Serena significa sistemarla in quanto la struttura è fuori norma ed il costo si aggira sui 28-30 milioni di euro.
Il Comune aveva un accordo sottoscritto in Prefettura da Ater, Regione del Veneto, Ulss 5 Polesana e sigle sindacali, scadente a fine dicembre 2022 da trasmettere alle parti interessate approvato dal consiglio comunale.
Un accordo del valore di 10 milioni di euro di interventi su Casa Serena che non ha mai visto l’inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio comunale da parte della presidente Nadia Romeo (Pd) e che aveva tutti i pareri tecnici favorevoli, oltre che il via libera dalle commissioni consiliari.
Senza accordo ratificato le parti, prima la Regione, poi Ater, lo hanno modificato unilateralmente a gennaio 2023 in due punti: una parte tecnica sulla distribuzione degli spazi (24.000 metri quadrati) che comprendeva anche lo spazio cucine (prima escluso), ma soprattutto hanno emendato l’impegno di Ater all’adeguamento della “sua metà” dell’immobile entro 3 anni, lasciando invece l’impegno temporale di 3 anni per la metà comunale, sancendo così l’impossibilità di beneficiare dei 2,4 milioni del Pnrr per l’adeguamento antisismico della struttura.
“Con queste modifiche, rese possibili dalla mancata convocazione entro i termini da parte dell’allora presidente del consiglio – ha concluso Gaffeo – lo stesso accordo è andato a morire senza possibilità di procedere oltre. Ha perso i pareri tecnici degli uffici, è diventato insostenibile economicamente e finanziaramente, da cui la proposta di demolizione e ricostruzione (giudicata una eresia dai detrattori)”.
Per Antonio Rossini la “patata bollente” di Casa Serena dovrebbe ritornare nelle mani della Regione, con cui dialogare per la sistemazione dell’immobile, poi per l’utilizzo della struttura ammodernata ci potrà pensare il Comune in convenzione con Ulss 5 Polesana per offrire servizio ai tanti bisognosi, anziani, ma non solo.
La candidata Valeria Cittadin ha dichiarato di non essere interessata alla complessa questione tecnico giuridica “che mi confonde e che annebbia e confonde chi ascolta”. “Non avrei certo presentato ricorso contro la sentenza del Tar, avrei proposto una consulenza legale e favorito il dialogo tra le parti (Comune, Iras, Regione) per una soluzione bonaria e non sul piano legale” e si è concentrata sulla seconda parte della domanda posta dai sindacati. “Il mio trascorso sindacale non può che venire a galla quando sento di lavoratori che rischiano di passare al privato con un piano di ristrutturazione. Iras deve rimanere pubblica ed i lavoratori devono essere dipendenti pubblici, per garantire loro le tutele che gli spettano, ma anche per garantire alle famiglie ed agli ospiti la qualità del servizio che solo il pubblico può offrire”.
Rotto il ghiaccio con la questione Iras i candidati hanno espresso, senza particolari alti e bassi, le proprie idee sulle altre due domande che i sindacati avevano già comunicato loro.
2) Parlando di strategie possibili di sviluppo che interessano il Comune capoluogo, quali possono essere le idee e le progettualità che la prossima amministrazione comunale potrà mettere in campo relativamente alle aree produttive in carico al Comune stesso, a partire dall’interporto, anche per rafforzare il ruolo delle infrastrutture, nel raggiungimento dei futuri obiettivi di sviluppo del territorio, tra i quali rientra l’utilizzo dei fondi del Pnrr, l’attivazione della Zls, se saranno ultimati gli ultimi adempimenti, a cominciare dai decreti attuativi, ma trattare, sempre nell’ottica di uno sviluppo di qualità, il tema delle società partecipate del Comune di Rovigo (As2, Iras, Asm spa, Ecoambiente, Acquevenete…), che andrebbero valorizzate ed offrono servizi importanti ai cittadini e che ad oggi hanno sempre garantito non solo un’occupazione rilevante dal punto di vista numerico, ma anche spesso una buona occupazione?
3) La sfida principale che dovrà affrontare il prossimo sindaco è il pesante calo demografico del Polesine, per la quale Rovigo fa da capofila. Una domanda fondamentale, quindi, è: quali strumenti si possono mettere in campo per favorire una ripresa demografica, per incentivare nel contempo una stabilizzazione dei pochi giovani sul territorio e per attirarli in questo Comune, valorizzando innanzitutto il ruolo di soggetti come il Cur, in modo da rivitalizzare il centro storico, con tutte le possibili conseguenze positive, ma anche negative e ad collegare studenti e giovani lavoratori ad un tessuto produttivo che ha comunque potenzialità inespresse?