PADOVA | UN SIT-IN DELLA CISL DAVANTI AL DUE PALAZZI PER CHIEDERE PIU’ MEZZI

Agenti carcerari: «Troppo pochi, siamo al collasso»

Sit-in al Due Palazzi Il punto degli avvocati sui troppi suicidi

LA PROTESTA
PADOVA La condizione nelle carceri, sia per la polizia penitenziaria sia per i detenuti, è stata al centro di due appuntamenti in proramma ieri.
 
LA MANIFESTAZIONE
Davanti Due Palazzi si è tenuto un sit-in di protesta. A manifestare la Federazione nazionale della sicurezza Cisl dopo l’interruzione delle relazioni su tematiche fondamentali quali la carenza di personale, il sovraffollamento delle carceri, la mancata applicazione della circolare che disciplina il comportamento degli agenti aggrediti dai detenuti. «Sono temi già illustrati all’amministrazione penitenziaria tre anni fa ai quali non è stata data ancora risposta – spiega Francesca Pizzo, segretaria territoriale della Cisl – Le aggressioni sono sempre più frequenti e i detenuti aggressori secondo la circolare dello scorso settembre dovrebbero essere trasferiti ma è una regola che non viene applicata».
La Fns Cisl ha calcolato una diminuzione di circa 70 agenti penitenziari in due anni e altri 20 se ne andranno entro la fine dell’anno per pensionamenti. «In questo modo aggiunge Antonio Landino nelle sezioni detentive il rapporto diventa di un agente per 40/50 detenuti, anche 100 o 200 nei turni serali e notturni». Al Due Palazzi la capienza è di 438 detenuti. Sono invece 616 per il Ministero e 575 per il sindacato. Tre i reparti chiusi perchè in ristrutturazione. Al Circondariale ci sono 186 detenuti, quasi il doppio della capienza. «Il Due Palazzi era il fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria ma è molto scaduto – sottolinea Matteo Iannuzzi – Il Ministero dice di aver aumentato il sostegno psicologico ma nelle case circondariali il servizio è stato soppresso. All’entrata di un detenuto il servizio valutava il rischio suicidio, ora è demandato al medico di guardia e agli agenti. Al Due Palazzi ci sono quattro psicologi e uno psichiatra. Infine quello che manca ai detenuti è il lavoro, fondamentale ai fini del reinserimento nella società».
 
LA CAMERA PENALE
Ieri, invece, la Camera Penale di Padova si è riunita in Piazza della Frutta per condividere con la cittadinanza le ragioni dello sciopero dei penalisti indetto dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Un’iniziativa creata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle condizioni carcerarie insostenibili nel nostro Paese. Il 2022 e il 2023 sono stati gli anni con il più alto numero di suicidi in carcere in Italia dal 90 ad oggi, rispettivamente con 85 e 65 morti. Dall’inizio del 2024 il macabro conteggio è già arrivato a 26 ed è in continua ascesa, circa uno ogni due giorni. «Un numero spaventoso a cui vanno aggiunte le morti per malattia, in uno stato aggravato dal sovraffolamento carcerario e dalla carenza di agenti penitenziari, di medici, psichiatri e di operatori sociali», sottolinea l’avvocato Michele Grinzato. Occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto persuadere il Governo, il Parlamento e la politica tutta circa la necessità di intervenire. Ricordando il raggiungimento nel 2013 di un numero di detenuti superiore alle 60mila unità con un aumento costante di circa 400 al mese che ha condotto la Corte europea dei diritti dell’uomo a emettere la sentenza “Torreggiani”, dove l’Italia è stata condannata per la persistente violazione del divieto di infliggere pene o trattamenti inumani ai detenuti.
«Le morti volontarie coinvolgono diverse fasce di età, i più giovani sono ragazzi di vent’anni che possono sviluppare un disagio e un timore che riguarda anche il loro reinserimento nella società dopo l’uscita», afferma Antonio Bincoletto, garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale.