Trivellazioni al largo del Delta. Il metano è poco e i danni al Polesine sarebbero di gran lunga più costosi.

IL CONVEGNO
 
TAGLIO DI PO In molti hanno partecipato all’incontro organizzato dal Pd in sala Falcone sulle trivellazioni al largo del Delta. Superare le fonti fossili, ripensare il rapporto tra territorio e produzione energetica e sfruttare le tecnologie rinnovabili per rilanciare il Polesine sono alcuni dei punti emersi dal convegno. Dopo i saluti del segretario del circolo Pd locale, Pierluigi Forza, il coordinatore del convegno, Matteo Favero, responsabile regionale Pd delle politiche ambientali, ha fatto osservare un minuto di raccoglimento in omaggio del compaesano Alessandro Ottoboni di 59 anni, ennesima morte sul lavoro occorsa pochi giorni fa. Il primo a intervenire è stato il capogruppo di minoranza in paese, Davide Marangoni, concentrandosi sull’analisi delle criticità del territorio, mettendo in evidenza l’effetto catastrofico che le trivelle potranno avere se aggiunte agli effetti ormai inevitabili della crisi climatica come l’innalzamento del livello dei mari, illustrando l’impegno del suo gruppo consiliare nel sensibilizzare l’opinione pubblica contro questa scelta. Marangoni ha pure denunciato «l’alibi che la politica regionale e nazionale sta fornendo a tutti noi, demandando qualsiasi decisione a dei tecnici ministeriali quasi a volersene lavare completamente le mani».
 
LA LEZIONE DELLA STORIA
Il segretario provinciale del Pd, Angelo Zanellato, con l’ausilio di diverse slide e facendo un excursus storico ha evidenziato, oltre a varie criticità ambientali, come la quantità di gas eventualmente prelevato dall’Adriatico sia insufficiente al fabbisogno nazionale rispetto ad altri Stati. Zanellato ha ricordato il bilancio energetico del Polesine sottolineando «quanto il Polesine abbia già pagato con i vecchi impianti metaniferi, con la centrale di Polesine Camerini, con il terminal al largo di Porto Levante e con altre strutture sparse lungo il nostro territorio», aggiungendo che «il Polesine è anche una delle realtà più produttive di energia solare e con le trivellazioni verrebbero ulteriormente precluse ulteriori aree per l’esercizio della pesca (attualmente 400 chilometri quadrati, con trivelle 500 chilometri quadrati). Occorre in questo momento immaginarsi il futuro, se tutto ciò dovesse concretizzarsi, come pare ormai certo essendo già stato approvato il decreto, il rischio è quello di lasciare una parte del Delta abbandonata a se stessa».
 
SCELTE ANTIQUATE
Annalisa Corrado, ecologista, responsabile nazionale per le politiche ambientali e climatiche del Pd e stretta collaboratrice della segretaria nazionale Elly Schlein, ha messo in risalto l’inutilità delle trivelle per la scarsa presenza di idrocarburi nel fondo dell’Adriatico. «Purtroppo la maggioranza parlamentare è il Governo premono ancora per soluzioni antiche come le fonti fossili. In realtà in tutto il mondo avanzato si è già programmato un cambio di rotta verso soluzioni più innovative e meno impattanti, che consentono anche maggiori risparmi e nuove economie». Ha poi parlato dell’opportunità, soprattutto a livello locale, di favorire le comunità energetiche come strumento di innovazione sociale. La tecnologia rinnovabile non significa solo una produzione energetica di qualità, ma indipendenza da dinamiche speculative, formazione di nuovi posti di lavoro e un futuro per i tanti brillanti giovani.
 
ALTRI INTERVENTI
Sono intervenuti anche i rappresentanti delle maggiori sigle sindacali: i segretari provinciali Samuel Scavazzin della Cisl, Gino Gregnanin della Uil e in rappresentanza della Cgil il segretario della Camera del lavoro di Adria, Giuseppe Franchi, con interventi in linea con le posizioni espresse durante il convegno. In sala anche Luigino Marchesini, presidente del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine di Scardovari che con i suoi 1.500 addetti, è la più importante realtà economica del Polesine.