Esplosione alle Acciaierie Venete. Tre operai feriti, uno di loro è grave.
Padova – Il rumore assordante di un’esplosione, simile a quella di una bomba. È iniziato così, poco dopo le 13 del 27 ottobre 2023, quello che alcuni operai hanno definito “il ritorno dell’inferno” nello stabilimento delle Acciaierie Venete di riviera Francia, in zona industriale.
Qui, all’interno del reparto denominato “Fusoria”, dove l’acciaio viene fuso grazie a grandi forni di fusione, una cassetta di scorie incandescente è improvvisamente esplosa. Il boato si è sentito in maniera assordante all’interno dello stabilimento, dove in quel momento lavoravano centinaia di operai.
L’ESPLOSIONE
Erano da poco passate le 13, quando nel reparto “Fusoria”, che si trova proprio nel capannone davanti all’entrata dello stabilimento di Acciaierie Venete, è avvenuto l’incidente. Una cassetta di scorie di un forno di fusione esplode. La deflagrazione avviene quando l’acciaio incandescente entra a contatto con dell’acqua, cosa che non dovrebbe mai succedere, ma che ieri è avvenuta per motivi che dovranno essere chiariti dagli inquirenti. Forse la cassetta incandescente è stata poggiata in un punto in cui si era depositata dell’acqua, per le piogge di ieri mattina. Ma questa al momento, seppur probabile, rimane soltanto una supposizione.
Il rumore della deflagrazione si è sentito fortissimo in tutto lo stabilimento, creando il terrore tra gli operai e facendo tornare molti indietro a quel terribile giorno di… (continua a leggere l’articolo dal Mattino di Padova)
Tutti fuori alle 15. Le Acciaierie si fermano in anticipo, gli operai si ritrovano nel piazzale e i sindacati aspettano l’arrivo dell’addetto alla sicurezza dell’azienda, per un confronto che durerà fino a sera. L’esito è in un comunicato congiunto che esprime massima vicinanza ai lavoratori feriti – per i sindacati sarebbero quattro, con una operaia fra loro – e alle loro famiglie e un appello forte, duro, perentorio, perché «bisogna intervenire per invertire la rotta ed eliminare la possibilità che situazioni a rischio come quella che si è verificata oggi (ieri, ndr ) possano ripetersi». Se sarà sciopero o no, nei prossimi giorni, si vedrà invece dopo le assemblee con i lavoratori. Ma di mezzo c’è il weekend e poi una settimana di cassa integrazione.
È dura la nota firmata da Fiom Cgil e Fim Cisl. «Attendiamo l’esito degli accertamenti, ma non possiamo non dire che solo la casualità ha fatto sì che non ci sia un altro morto da piangere come conseguenza di quello che è accaduto oggi», hanno scritto Michele Iandiorio e Luca Gazzabin, segretari generali rispettivamente della Fiom Cgil e della Fim Cisl di Padova. «Nelle prossime ore stabiliremo con le Rsu eventuali azioni da intraprendere per la sicurezza dell’impianto e soprattutto, per la salvaguardia dei lavoratori». Iandiorio e Gazzabin ricordano la tragedia di cinque anni fa, avvenuta nello stesso capannone: «Il procedimento penale per quel fatto non si è ancora concluso. Ma alla luce di questo nuovo episodio crediamo che sia necessario un approfondimento sulle condizioni di sicurezza del capannone e dei reparti di lavorazione a caldo».
Sottolinea il precedente – con tutti gli angoscianti interrogativi che solleva – anche il segretario generale della Cgil, Aldo Marturano: «Non è accettabile che dopo quanto già successo, nella stessa azienda si possano verificare nuovamente incidenti simili e non ci sia la garanzia di completa e totale sicurezza in ogni suo reparto», dice Marturano. «Chiediamo che questo sia fatto al più presto e venga convocato un tavolo per poter discutere della sicurezza nei posti di lavoro. Sono anni che aspettiamo l’incremento del numero degli ispettori Spisal da parte della Regione e che venga data piena realizzazione al protocollo sulla sicurezza siglato dalla stessa proprio dopo l’incidente di cinque anni fa. Purtroppo è sempre più evidente che sono solo i sindacati ad avere a cuore la tematica visto che governo nazionale e regionale, nonostante il numero delle vittime e degli infortuni sul lavoro non accenni a diminuire, non sembrano voler fare niente di concreto per fermare questa autentica strage quotidiana».
«È UNA GUERRA»
È durissimo anche il segretario della Uil del Veneto, Roberto Toigo: «Ormai andare al lavoro è come andare in guerra», attacca Toigo. «Mi sto chiedendo se manca qualcosa nei percorsi di formazione che vengono fatti per legge e se le aziende adottino davvero con rigore tutte le norme di sicurezza. Non può accadere e non lo accettiamo come sindacato che un lavoratore o una lavoratrice, dopo aver svolto il proprio dovere, non possa tornare a casa: in Veneto, da inizio anno, abbiamo registrato più di sessanta decessi nell’ambito del lavoro. Una strage che come Uil stiamo contrastando con una campagna di sensibilizzazione che si chiama “Zero morti sul lavoro”». Anche per il coordinatore Uil di Padova, Massimo Zanetti, dopo questo incidente bisogna fare di più: «La sicurezza deve essere un diritto e una garanzia per ciascun lavoratore», scrive Zanetti in una nota. «Chiedo con urgenza un incontro con il Prefetto e le istituzioni, le parti datoriali e quelle ispettive e di controllo, per fare il punto su una situazione che ogni giorno di più fa crescere la preoccupazione e per realizzare quel protocollo di sicurezza che è stato siglato a Venezia».
Esprime sgomento, oltre che vicinanza ai feriti e alle loro famiglie, anche il segretario generale della Cisl, Samuel Scavazzin: «Tutti noi siamo sgomenti per questo ennesimo incidente sul lavoro accaduto nel nostro territorio», dice Scavazzin. «In attesa dell’esito dei rilievi dello Spisal e delle forze dell’ordine sulla dinamica di quanto accaduto alle Acciaierie, manifestiamo la nostra vicinanza ai lavoratori feriti, alle loro famiglie e ai loro compagni di lavoro. E ribadiamo con forza che la sicurezza sul lavoro deve essere una priorità assoluta per le aziende e per le istituzioni». —