Infortunio alla Draxton, i Sindacati: Diamo una “patente a punti” alle imprese
Dopo l’infortunio alla Draxton, chiedono più sicurezza con più vigilanza e maggiore formazione.
LAVORO
ROVIGO «Basta parole, bisogna agire con urgenza»: per Pieralberto Colombo, Samuel Scavazzin e Gino Gregnanin, rispettivamente segretario generale della Cgil di Rovigo, segretario generale della Cisl di Padova e Rovigo e coordinatore della Uil di Rovigo, l’incidente del 26 settembre scorso, all’interno della fonderia Draxton, che ha visto una lavoratrice di una ditta che stava eseguendo un intervento di messa in sicurezza con l’installazione di parapetti, ferita al volto dalla caduta di una paratia metallica, è l’occasione per tornare a chiedere più sicurezza. Augurando una pronta guarigione alla lavoratrice, già dimessa dall’ospedale la settimana scorsa anche se con una lunga prognosi, i tre segretari elencano una serie di proposte e richieste operative compresa una sorta di “patente a punti” per le aziende.
LE RICHIESTE
La prima richiesta, però, è di «rinforzare adeguatamente gli organici degli enti preposti alla vigilanza, non solo a fini repressivi ma anche per consulenza preventiva. Oggi, a causa delle carenze d’organico, ci vogliono anni prima che siano ispezionate tutte le aziende di un territorio, Polesine compreso. Va inoltre rafforzato e valorizzato il ruolo di Rls, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, e Rlst, rappresentanti territoriali dei lavoratori per la sicurezza, all’interno delle aziende e nel territorio, spesso considerati un “fastidio” che rallenta la produzione da parte aziendale, invece che une risorsa fondamentale per la sicurezza». Una seconda richiesta è che venga «finalmente effettivo, anche localmente, il protocollo stipulato da qualche anno con la Regione Veneto in tema di salute e sicurezza ma ad oggi inattuato in varie sue parti dalla nostra Regione». Poi, anche «formazione ed addestramento per tutte le lavoratrici ed i lavoratori, per tutti i tipi di contratto e di azienda, all’inizio dell’attività lavorativa, prima d’essere adibiti a qualsiasi mansione», nonché «la formazione obbligatoria per tutti i datori di lavoro quale requisito per l’avvio o l’esercizio dell’attività d’impresa».
I CONTRATTI
Inoltre, Colombo, Scavazzin e Gregnanin chiedono che sia «vincolante applicare anche negli appalti privati, così come per gli appalti pubblici, esclusivamente i contratti collettivi di lavoro stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative». Di appalti e subappalti non si parla a caso, perché, spiegano i tre rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil «come anche nel recente infortunio alla Draxton, nella maggioranza delle volte gli infortuni gravi o peggio mortali coinvolgono lavoratori che operano negli appalti o sub appalti, dentro o fuori l’azienda: altro aspetto su cui intervenire, senza sconti, con urgenza. Su quei lavoratori troppo spesso le aziende o cooperative finiscono per scaricare i propri costi, non solo comprimendo salari e diritti contrattuali ma persino sacrificando in modo inaccettabile, per mere ragioni di business, anche il doveroso rispetto delle norme sulla salute e sicurezza. Su questo dobbiamo chiamare ad un’assunzione di responsabilità le stesse imprese committenti, private e pubbliche, che spesso utilizzano gli appalti senza un’attenta vigilanza ed attenzione, con il solo scopo di contenere dei costi scaricandoli però sull’anello più debole della catena e cioè i lavoratori».