Violenza contro le donne: serve prima di tutto educazione
Le notizie di femminicidio sono quasi all’ordine del giorno. Ben 79 dall’inizio dell’anno. Sui casi di stupro, colpisce un dato: l’abbassamento dell’età dei responsabili, oltre che delle vittime.
Serve educazione, responsabilità, rispetto, prevenzione. Serve una rete sul territorio che ascolti e sostenga. Per combattere la violenza contro le donne, serve anche la repressione, ma da sola non basta. Dobbiamo interrogarci sulle ragioni che rendono questo fenomeno così difficile da scalfire, nonostante tanti impegni congiunti e nonostante il Piano Strategico sulla Violenza maschile contro le donne, incrementato recentemente con 10 milioni di euro. Eppure le notizie di femminicidio sono quasi all’ordine del giorno. Ben 79 dall’inizio dell’anno. Sui casi di stupro, colpisce un dato: l’abbassamento dell’età dei responsabili, oltre che delle vittime. I maschi violenti sono sempre più giovani. Poco più che bambini. Colpisce l’incapacità assoluta di questi ragazzi di comprendere le loro responsabilità. Un’incapacità che è frutto anche del venir meno del ruolo genitoriale e della scarsa abitudine a gestire un “no” come risposta e ad affrontarne le conseguenze. Lo dimostra la veemenza con cui a volte i genitori difendono i loro figli accusati di stupro.
Anche per questo, la prevenzione dev’essere fatta innanzitutto sui banchi di scuola, attraverso progetti mirati e competenze adeguate, ma anche attraverso una maggiore attenzione a tutti i messaggi sessisti nascosti nei libri di testo. E quindi nel mondo del lavoro, a cominciare dal gender gap, per il quale siamo al 63esimo posto nel mondo. Un’indagine della Fondazione Corazzin commissionata dal Coordinamento donne della Cisl rivela che nei periodi di crisi i casi di violenza aumentano, anche perché sono per lo più le donne costrette a rinunciare alla carriera per la cura della famiglia. E l’attività dei centri anti-violenza dimostra che in molti casi le donne non denunciano per motivi economici, perché non sanno dove andare o a chi rivolgersi. Oltre alla violenza sessuale, pesa quelle psicologica ed egemonica. E pesa l’isolamento. Ma il vero coraggio sta nel chiedere aiuto.
E’ una rete di sostegno sul territorio a dover rispondere a questa richiesta di aiuto, cominciando a smontare certi stereotipi duri a morire. La violenza cambia volto, ma quello che non cambia è la visione della donna, intesa ancora come un oggetto di proprietà. “Il primo materiale di scarto”, come ha sottolineato papa Francesco, aggiungendo: “Non possiamo tacere di fronte a questa piaga del nostro tempo”. Il patriarcato è difficile da sradicare, anche perché presente in tutte le culture, ed è triste constatare che anche la nostra società, apparentemente così evoluta, non riesca a liberarsene.
Stefania Botton
Segretaria Territoriale
Cisl Padova Rovigo