Cgil, Cisl e Uil: «Salute pubblica a rischio. Drastica riduzione delle risorse»

Si è svolta ieri sera, martedì 5 settembre, nella splendide cornice della Sala della Carità di via San Francesco a Padova, l’Assemblea Pubblica della “Staffetta della Salute”, la mobilitazione promossa dalle Segreterie Provinciali di Cgil, Cisl e Uil che – con il supporto delle rispettive categorie che seguono il pubblico impiego e i pensionati – attraverso presidi, volantinaggi e dibattiti pubblici, da inizio estate, ha fatto tappa in tutti i territori della provincia padovana con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sul tema della Salute.

La salute come diritto dell’individuo

«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». È così che nell’articolo 32 della nostra Costituzione, i nostri padri costituenti hanno inteso garantire il diritto, a tutti i cittadini, ad accedere alle cure ma oggi, come è emerso nel corso della serata, questo appare più un diritto sulla carta che nella realtà. A dirlo, non solo gli interventi dei Segretari Generali di Cgil Cisl e Uil di Padova – rispettivamente Aldo Marturano, Samuel Scavazzin e Massimo Zanetti – ma anche i numerosi contributi di lavoratrici e lavoratori, nonché di pensionate e pensionati, che hanno raccontato la loro odissea quotidiana nel mondo della sanità e del sociale.

La crisi della salute pubblica

Una crisi, quella del Sistema a Tutela della Salute Pubblica (Sanità, Socio-assistenziale e Socio-sanitario) che parte da lontano: negli ultimi 10 anni il taglio alla spesa sanitaria è stato di 37 miliardi con inevitabili conseguenze sul personale da tempo sempre più insufficiente, invecchiato e sottopagato: basti pensare che nonostante gli incrementi dettati dalla pandemia, negli ultimi 10 anni si è ridotto di quasi il 3%, passando da 682 mila a 664 mila lavoratrici e lavoratori, ha raggiunto un’età media superiore ai 55 anni e risulta pagato il 23% in meno della media OCSE. Questo, a cascata, ha avuto riflessi sul diritto di accesso alle cure dei cittadini. Il risultato? Sono ben più di 4 milioni quelli che hanno rinunciato a curarsi. Indicatori di questa crisi, sono per esempio le liste di attesa, dove a maggio, in Veneto, le priorità Differita (a 60/90 giorni) e Programmata (a 30 giorni) in lista di galleggiamento risultavano essere 153 mila, a Padova 27 mila. E sono dati probabilmente sottostimati. Il risultato è che chi può permetterselo ricorre, tramite pagamento, al privato, inducendo le persone ad acquisire sempre più confidenza con un modello non pubblico.

«È evidente – dice il Segretario Generale della Cgil di Padova, Aldo Marturano – che a fronte di questo depotenziamento del sistema pubblico assistiamo a una doppia fuga: sia di coloro che, potendoselo permettere, si rivolgono per le cure al privato, sia del personale sanitario che appena può tende ad abbandonare il pubblico mentre tanti neo infermieri e neo medici scelgono l’estero e vanno in quei Paesi in grado di garantire loro condizioni lavorative e di vita decisamente migliori. Il tema principale è quindi quello delle risorse che, dati alla mano, sono sempre meno e continueranno ad esserlo viste le prime anticipazioni della prossima legge di bilancio. E questo è un problema destinato ad aggravarsi perché la domanda di salute cresce, essendo il nostro un Paese dove vi è un forte calo delle nascite e la popolazione è destinata a diventare sempre più anziana. È necessario che la Politica e la Società Civile ne prendano consapevolezza se vogliamo evitare il collasso del sistema con conseguenze catastrofiche».

«Troppe problematiche»

«Una serata – aggiunge Samuel Scavazzin, Segretario Generale di Cisl Padova e Rovigo – che ha messo sotto la lente di ingrandimento le tante problematiche che stanno attraversando il nostro sistema socio-sanitario. Sicuramente, tra le più importanti, è emersa la grave carenza di personale, medici, infermieri e operatori socio sanitari, che riscontrano le nostre strutture sanitarie. Questo non è accettabile ed è necessario che chi ha responsabilità istituzionali ne prenda coscienza. Dopo tanti anni di tagli è giunto il momento di invertire la lotta e dare il via ad un grande piano di assunzione e formazione del personale in grado di rilanciare il sistema a tutela della salute pubblica».