Assegno unico, richieste in aumento del 60%

In tutto l’anno scorso agli sportelli Cisl le pratiche Isee erano state circa 23.000. Quest’anno sono più di 6.000 in due mesi.

È arrivato il tempo delle richieste di assegno unico per il 2023 e del rinnovo dell’Isee. E oltre 6 mila famiglie padovane (6.103 per l’esattezza) si sono precipitate agli uffici Cisl per fare richiesta. Secondo il sindacato si tratta di quasi un quarto delle famiglie che ogni anno chiedono i contributi e, dunque, un sentore del bisogno economico che esprime la società.

I NUMERI

Se nel 2021 le pratiche Isee totali elaborate dai patronati della Cisl sono state 18.282, l’anno scorso (per i contributi erogati quest’anno) sono state 22.702. E, come detto, più di 6 mila nei primi due mesi del 2023. La cosa che sorprende è che non sono aumentate le pratiche delle famiglie che hanno redditi fino alla soglia di povertà (fino a 9.360 euro annui), ma quelle della fascia media fino a 15 mila euro. Nel primo gruppo i nuclei familiari sono aumentati da 3.409 a 4.477 e nel secondo gruppo da 7.694 a 10.996. «In termini assoluti», spiega Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl Padova e Rovigo, «nel Padovano siamo passati dalle 75 mila persone del 2021 alle 90 mila nel 2022. Chi è maggiormente in difficoltà fa subito la domanda perché conosce bene le scadenze. Non c’è un aumento della povertà diffusa, ma c’è un fenomeno che ci preoccupa molto: i meno poveri, quelli che una volta si chiamavano ceto medio o piccola borghesia, si stanno impoverendo sempre di più».

IL FENOMENO

L’allarme che lancia la Cisl dunque è chiaro: sta sparendo il ceto medio. «In questa fase storica rischiamo una società di soli ricchi e soli poveri. Questo non va bene, si accresce l’ingiustizia. Ci accorgiamo del bisogno proporzionalmente all’aumento della richiesta dei bonus energetici che registrano direttamente i Comuni». Un bisogno che è figlio dell’inflazione galoppante, dell’aumento dei mutui, del depauperamento economico e della perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie. Che porta dritto alla negoziazione sempre più dibattuta dei servizi con le amministrazioni territoriali.

ORA SERVE UN AIUTO

«Quando parliamo di bonus acqua e gas, ma anche di pulmino o della mensa scolastica, la negoziazione sociale è fondamentale – aggiunge il segretario – Contrattiamo perché molte agevolazioni sono decise dai Comuni in base ai loro bilanci. Ma è importante che aumentino le risorse a loro disposizione perché sono le prime sentinelle sociali e, se hanno più fondi, possono garantire servizi migliori». La cavalcata dei primi due mesi dell’anno è la controprova – per il sindacato – che c’è bisogno di aiuto: «Il valore medio dell’Isee si abbassa costantemente», aggiunge Giulia Zago, referente Cisl degli inquilini. «Le persone hanno consumato i risparmi per far fronte alle spese e questo ha generato un impoverimento. Il rischio è che ci stiamo radicando in un sistema che non vede soluzioni a breve termine: da qui a dieci anni non prevedo una ripartenza. Agli sportelli sentiamo storie da brividi, eppure l’agenda politica continua a non voler affrontare i problemi. C’è un pezzo di società della nostra provincia, ma in generale del nostro Paese, che andava seguito negli anni, invece si è data priorità ad altro. Il risultato è che chi aveva qualcosa da parte la sta consumando per sopravvivere, per aiutare i figli, e gli altri si stanno indebitando». L’assegno unico prevede quattro fasce di contributo: 175 euro mensili da 0 a 15 mila euro di reddito; 145 euro al mese da 15 mila a 24 mila euro; 40 euro al mese da 24 mila a 40 mila euro; 50 euro al mese oltre i 40 mila euro.

Leggi l’articolo in pdf da “Il Mattino di Padova” del 10.03.2023