Il lavoro c’è, ma non per gli over 45. Il sindacato: sgravi fiscali e formazione

Sono oltre 13 mila i senior che hanno perso il posto, molti per effetto della pandemia: per loro tante porte chiuse.

«Le aziende dicono di non trovare personale. Assicurano che mancano commesse, camerieri, chef, ma anche cassieri, operai specializzati e tecnici di produzione. Eppure i lavoratori senior (over 45) che cercano lavoro non vengono assunti». Per la Cisl pesa soprattutto una cultura sbagliata che si è radicata nel tempo. Per correggerla servono più incentivi, che inducano le aziende ad assumere anche i senior, e serve tanta formazione. Per la Cgil urge una vera pianificazione. Perdere il lavoro è quasi sempre un fatto doloroso. E se sei nella cosiddetta categoria senior allora tornare in pista può essere una gara ad ostacoli. Dalla mancanza di competenze perché – intanto – il mondo è andato avanti, evolvendosi, alle assurdità che possono condizionare il mercato con un sistema culturale discriminatorio: e così non si assumono commesse che non siano giovani. Nella provincia di Padova l’anno scorso 13.210 senior dipendenti hanno perso il lavoro. Pesano soprattutto 1.150 licenziamenti (disciplinari, economici, collettivi), 4.020 dimissioni e 5. 485 fine termine. Ma quello che colpisce di più è che in 6.640 casi i lavoratori avevano un lavoro a tempo indeterminato. Si tratta di un dato che è rimasto più o meno costante negli ultimi cinque anni, con un picco (prevedibile) nel 2021 (quando le cessazioni sono state 15. 905) a causa dei postumi della pandemia. Per queste persone inizia un’epopea di porte chiuse, anagrafica che pesa come un macigno e solitudine in una ricerca avvilente, malgrado le aziende non riescano a trovare personale.

. SGRAVI E FORMAZIONE

«Gli over 45, ma soprattutto i 50enni che perdono il lavoro, sono un problema che conosciamo – spiega il segretario generale della Cisl, Samuel Scavazzin – Per essere risolto servono più sgravi fiscali e formazione continua. La politica deve spingere per la formazione sia in azienda, sia fuori, per chi è stato espulso dal mondo del lavoro. In particolare noi riteniamo sia utile usufruire della bilateralità: gli enti bilaterali sono al tavolo con noi sindacati e con gli imprenditori, nessuno meglio di loro sa le figure che servono in un determinato momento. Penso a settori come il commercio, il turismo e l’agricoltura. Tuttavia a volte la risposta è più sociologica che antropologica: è vero che le aziende spesso cercano commesse giovani – under 30 – perché possono contare sul contratto di apprendistato, ma di fronte alla richiesta di una lavoratrice che non superi i 34 anni non c’è una reale spiegazione economica: l’azienda non risparmia di più con una collaboratrice over 40». Allora perché respingerla? «Dolorosamente dico che è solo una questione di apparenza, mentre una persona andrebbe valutata per le sue capacità».

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Leggi l’articolo integrale tratto da “Il Mattino di Padova” del 26.02.2023 in pdf