Trivellazioni in Alto Adriatico, Amidei: «Fiducioso per una soluzione contro le trivelle»
ROVIGO Mentre l’intesa politica fra il ministro Antonio Urso ed il presidente Luca Zaia è di spostare il tema trivellazioni al largo del Polesine ad un tavolo tecnico, il Polesine continua dire no e oggi alle 12 Italia Nostra ha convocato una conferenza a Palazzo Celio, «aperta alle forze politiche, sociali ed economiche della Provincia di Rovigo, per esprimere la propria chiara posizione: No alle trivellazioni in Alto Adriatico». Da parte sua, il senatore Bartolomeo Amidei, che sabato a Vicenza ha incontrato il ministro Urso prima del suo summit con Zaia, continua a dirsi «ottimista che possa trovarsi una soluzione: la scelta del tavolo tecnico, che anche personalmente avevo già preannunciato come passaggio di buonsenso, può essere utile per mettere il Polesine al riparo da rischi che non può correre. Di fronte a quello che ha già vissuto ci deve essere la garanzia del rischio zero».
TAVOLO TECNICO
In realtà, se il tavolo tecnico dovesse dire che il rischio subsidenza di queste nuove trivellazioni è zero, paradossalmente cadrebbe anche il divieto di estrazioni al largo di Venezia. Perché quello contenuto nella legge 133 del 2008 non è un divieto assoluto, ma «si applica fino a quando il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente, non abbia definitivamente accertato la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base di nuovi e aggiornati studi». Il segretario generale della Cgil di Rovigo Pieralberto Colombo, esprime a nome del proprio sindacato «la contrarietà alla concessione di nuove trivellazioni nel Polesine, e non solo, lanciando un forte appello al Governo a ritirare tale decisione che rischia di provocare seri danni ambientali e di danneggiare fortemente anche alcuni importanti settori economici polesani e le tante lavoratrici ed i tanti lavoratori impegnati in tali ambiti: si investa invece nelle vocazioni del nostro territorio e nella più ampia transizione green a partire dalle fonti rinnovabili che, se correttamente governate, potrebbero anche fungere da significativo volano occupazionale».
SINDACATI CONTRARI
Secondo Colombo, «l’ipotesi di consentire nuove trivellazioni anche al largo del Delta del Po, rappresenta un forte rischio per il già fragile equilibrio idrogeologico del Polesine, che potrebbe provocare danni irreversibili al nostro ambiente e ad alcuni capisaldi della stessa economia locale: agricoltura, turismo e pesca che occupano migliaia di lavoratori, ed è sbagliato perché si vogliono autorizzare nuove estrazioni di metano che continueranno ad alimentare l’utilizzo di fonti energetiche di derivazione fossile, spostando sempre più in avanti nel tempo la necessaria transizione ecologica che invece si realizza anche investendo sulle fonti energetiche rinnovabili».
Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl Padova Rovigo, invece, nota come «al momento di decidere, il fronte del no riprende vigore e torna a farsi sentire: no al parco eolico, no alle trivelle, no all’agrovoltaico, ai termovalorizzatori e ai rigassificatori. Eppure sulla necessità e sull’urgenza di garantire maggiore autonomia energetica all’Italia, agli ultimi posti in Europa, tutti sembrano d’accordo. Non mi scandalizza l’incremento dell’uso delle trivelle previsto dal decreto Aiuti quarter, ma mi auguro che la clausola di tutela inserita contempli anche le preoccupazioni per i rischi ambientali nel delta, polesine e veneziano compresi. Territori che hanno subito l’abbassamento del terreno da 50 centimetri fino a 3 metri, per non parlare delle devastazioni causate dagli allagamenti. Qui non si tratta della sindrome Nimby: degli 8.300 chilometri di coste italiane, l’ecosistema del Delta è il più fragile dal punto di vista idrogeologico e di questo abbiamo avuto pesanti evidenze in passato».
«Se questo ha favorito un’ampia convergenza trasversale sul territorio, sfruttiamola finalmente per proporre e programmare. Una riflessione seria, che porti a decisioni rapide e condivise, su tutte le altre possibilità: l’aumento della capacità del rigassificatore di Porto Levante, la proposta di un parco eolico, la realizzazione di termovalorizzatori di ultima generazione, in altri Paesi vengono realizzati nei centri cittadini, l’incentivo all’uso di pannelli fotovoltaici La Cisl si batte da tempo per incentivare la diversificazione delle fonti, resa ora ancora più importante ora dalla necessità di abbassare il costo dell’energia, per i cittadini e per le imprese».