Sicurezza sul lavoro. Formazione costante e controlli più severi: “Obiettivo zero vittime”.
Cgil, Cisl e Uil: “Il profitto non venga prima della sicurezza”. Pesa la carenza di personale negli organi che devono vigilare.
LE VOCI
PADOVA L’obiettivo è uno: zero morti sul lavoro. A condividerlo sono le sigle sindacali padovane di Cgil, Cisl e Uil. Investire nella formazione, imprimere un cambio di mentalità netto e radicale nelle imprese ma anche nei lavoratori, imporre controlli rigidi e sanzioni esemplari ma anche rendere pienamente operativi gli enti di controllo che patiscono una cronica carenza di personale. Sono le linee che i sindacati ritengono essenziali per abbattere i numeri degli infortuni sul posto di lavoro.
LE RICHIESTE
«Un Paese civile non può tollerare 1.300 morti all’anno come accade oggi in Italia spiega Massimo Zanetti, coordinatore provinciale Uil Questi non sono incidenti, ma veri e propri omicidi accettati dallo Stato. Fino a oggi non si è fatto tutto quel che si poteva e doveva per verificare che le aziende rispettino davvero le norme di sicurezza». Per Zanetti la linea è chiara: «Servono sanzioni esemplari per le imprese che non curano la sicurezza: chi non è in linea dovrebbe essere tagliato fuori dai bandi pubblici. Inoltre servono controlli capillari».
«Occorre un’inversione di marcia in più direzioni: formazione di qualità e non come un obbligo burocratico a cui adempiere e investimenti reali sul personale degli organi di vigilanza specifica Dario Verdicchio, segretario provinciale Cgil E poi ricordiamo che numeri altissimi non riguardano solo gli infortuni, ma anche la malattia professionale, effetto diretto dell’incuria per la salute e la sicurezza».
LE CRITICITÀ
Il problema però è anche a monte. «Chi vigila, cioè l’Ispettorato del lavoro, lo Spisal e l’Inps, sono drammaticamente a corto di personale aggiunge Zanetti Basta fare un confronto con la Francia o la Germania per capire quale diversa sensibilità per il tema ci sia in altri Paesi: 1.300 morti in un anno sono una guerra civile». «Con specifici protocolli d’intesa mettiamo in campo la figura dell’Rlst, il rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza territoriale fa eco Francesca Pizzo, segretaria territoriale Cisl Padova-Rovigo. Entrano in gioco a supporto degli enti deputati ai controlli soprattutto nei grandi appalti dove, ad esempio con il Superbonus 110%, la corsa alla produttività è schizzata e le verifiche sono molto più difficili. Nel 2018 abbiamo chiesto alla Regione di adottare misure come la formazione continua obbligatoria (fondamentale anche per l’alternanza scuola-lavoro) e di investire assumendo personale per gli enti di controllo: quest’anno sono arrivati investimenti importanti, ma il cammino è ancora lungo».
«Il governo aveva modificato il Testo unico sulla sicurezza prevedendo l’obbligo di formazione anche per i datori di lavoro, ma il decreto attuativo non è mai arrivato e il governo è caduto chiosa Verdicchio Basta chiacchiere, la vita deve venire prima del profitto e bisogna dimostrarlo con i fatti».
Dopo le difficoltà causate dalla pandemia rischia infatti di prevalere la logica del tutto, purché si produca. «Non può esistere crescita produttiva (legittima) svincolata sicurezza. Non può esistere che padri, madri, figli escano per andare al lavoro e non tornino a casa. I settori più colpiti sono edilizia, agricoltura, manifatturiero ma è un problema generale di cultura. «Ricordiamo che le statistiche ufficiali sono sempre al ribasso chiude Verdicchio Non tengono infatti conto degli infortuni ai tanti lavoratori in nero o a quelli che semplicemente non sono assicurati».