“Per combattere il lavoro povero servono contrattazione e innovazione”
La complessa situazione economico-sociale del territorio, il dibattito in corso sul salario unico e la risposta del sindacato, al centro della relazione con cui questa mattina il segretario generale Samuel Scavazzin ha aperto i lavoro del Consiglio generale della Cisl Padova Rovigo, ai quali hanno partecipato anche il Segretario Generale USR Veneto Gianfranco Refosco e il Segretario Confederale Giulio Romani. “Il momento attuale è segnato da un profondo senso di incertezza sociale e di destabilizzazione – ha detto Scavazzin – dato soprattutto dal protrarsi di una guerra di cui non si intravedono ancora gli esiti e della pandemia, che siamo ben lungi dall’esserci lasciati alle spalle. La proposta di un patto sociale lanciata dal segretario Luigi Sbarra al congresso della Cisl nazionale il mese scorso, sembra l’unica via per uscire da una situazione sempre più complessa”.
Sul salario unico: “La proposta di direttiva europea non impone agli Stati membri un intervento legislativo a favore del salario minimo e promuove semmai la contrattazione collettiva, che abbiamo sempre indicato come la strada maestra per innalzare i salari, e consente agli Stati membri di modulare le misure da adottare in base alle esigenze economiche di ciascuno, come noi abbiamo proposto anche attraverso la Confederazione europea dei sindacati. Quella parte del mondo politico italiano che interpreta la direttiva come un’apertura al salario minimo legale non tiene conto della storia delle relazioni industriali in Italia, dove i contratti nazionali vantano una copertura superiore all’80%». Sulla contrattazione: «Il problema non è solo salariale. Il contratto collettivo nazionale di lavoro è il risultato di una contrattazione complessa, che considera il benessere del lavoratore in tutti i suoi aspetti. La Cisl sostiene da tempo il rafforzamento della buona contrattazione, che interessa, oltre al minimo tabellare, tutti gli altri trattamenti che con una legge sul salario minimo andrebbero invece persi, come gli scatti di anzianità, i premi di produzione, la previdenza complementare e il welfare, indispensabili a contrastare concretamente il lavoro povero». Su innovazione, formazione e Pnrr: “Viviamo in un territorio che ha sempre considerato l’innovazione uno dei fattori propulsivi del proprio sviluppo economico. Investendo in innovazione e aggiornando le competenze dei lavoratori si salvaguardano i posti di lavoro, elevando la sicurezza. La competitività delle imprese sarà sempre più legata alla loro capacità di adeguarsi alle nuove sfide su innovazione e competenze. Le ingenti risorse previste dal Pnrr per la ricerca e l’istruzione rappresentano anche l’occasione per intervenire sul tasso di dispersione scolastica, sui posti disponibili negli asili nido, sul numero altissimo di Neet, sul rapporto ancora troppo debole tra scuola e lavoro che si ripercuote sul divario tra domanda e offerta di competenze”.
Pnrr, transizione ecologica e salario minimo i temi affrontati dal segretario generale della Cisl Veneto Gianfranco Refosco. “Siamo in un momento che la recente storia sindacale non aveva mai vissuto. Non avevamo mai vissuto un pandemia globale, né una grande guerra in Europa che ci coinvolge direttamente, né le ripercussioni di questo cambiamento climatico. La Cisl vuole essere attore protagonista in questa arena, ma dobbiamo guardarci da due grandi rischi: la retrotopia, che porta a glorificare il passato proponendo che se tutto tornasse come era prima avremmo risolto i problemi, e la distopia che di fronte ai problemi porta a trovare dei colpevoli. C’è chi cavalca politicamente questa strada. Il percorso della Cisl è una strada stretta che sta in mezzo a questi grandi rischi e cerca di capire l’oggi, per guardare al futuro”. Sul Pnrr: “Sta emergendo che il vero problema di questo Paese è che non ci sono i progetti. O noi riusciamo a qualificare in pochi mesi la nostra capacità di stare nei tavoli e di portare proposte, o rischiamo di essere soltanto spettatori. Si tratta di aumentare il livello di interlocuzione nei confronti dei decisori». Sulla transizione ecologica: “La strada maestra è quella di prepararsi. Dobbiamo imparare a gestire questo cambiamento da ora, sapendo che non c’è una transizione ecologica positiva senza sostenibilità sociale”. Sul salario minimo: “Il problema è quello del lavoro povero. Ci sono grandi fasce di lavoro nero o grigio. Abbiamo tante forme contrattuali, dove non c’è un minimo garantito. In Veneto una donna su 5 che lavora ha un contratto part-time involontario. La strada è quella di intervenire su tutti i fronti del lavoro povero e di farlo tramite la contrattazione. E’ anche il momento di affrontare metodi diversi”.
Le dinamiche economiche degli ultimi 20 anni, il lavoro povero e la contrattazione sono stati al centro dell’intervento del Segretario Confederale della Cisl nazionale Giulio Romani. “In Italia non c’è mai stata una perdita salariale rispetto all’inflazione, non c’è stato l’aumento della produttività. E’ l’unico paese ad aver diminuito il numero del full-time dal 2008 al 2019. Ma l’aumento del part-time non coincide con il numero dei lavoratori, ma dei contratti. Il vero dumping in Italia lo fanno il lavoro nero o grigio e lo fanno sia sui diritti, che sul costo. Secondo dati Eurostat 2021 in Italia ci sono 2.843.000 part-time involontari”. Come se ne esce? “Tutte le diagnosi sul lavoro povero concorrono a legarlo al numero di ore lavorate, alla discontinuità del lavoro e al numero di componenti della famiglia che lavorano, quindi disoccupazione, soprattutto femminile. A questo si aggiunga l’aumento del costo dell’abitazione. La Cisl chiede una politica fiscale che restituisca fisco sui salari medi, una politica sociale, un intervento sui prezzi che fermi la speculazione, una revisione dei criteri di calcolo dell’inflazione e, sulla produttività, l’idea che divenga strumento di programmazione e di contrattazione di primo e secondo livello”.