Troppe donne senza lavoro, in Polesine ci sono ben 12400 disoccupate
In Polesine 12.400 donne disoccupate. Lo segnalano Francesca Pizzo e Stefania Botton, della segreteria territoriale della Cisl.
E rilevano che “l’occupazione femminile deve essere al centro dell’azione politica nazionale e locale per promuovere una vera parità di genere e per una ripresa più solida del sistema produttivo. Alla fine del 2021 i disoccupati in Veneto erano circa 396.000, il 57% dei quali donne. E il nostro territorio fa registrare percentuali analoghe: a Padova i disoccupati sono 70.200, 40.300 dei quali donne, e a Rovigo, su 21.200 disoccupati 12.400 sono donne. Per favorire un vero cambiamento, i fondi del Pnrr possono rappresentare un’imperdibile occasione, a vantaggio di tutti”.
E ancora: “Secondo uno studio della McKinsey (multinazionale della consulenza), se tutta l’Europa si comportasse come i migliori Paesi in termini di parità di genere, il Pil aumenterebbe del 9% in dieci anni. E’ quindi lungimirante l’investimento di un miliardo di euro con risorse del Pnrr annunciato dal governo per raddoppiare la presenza delle donne nel mondo della scienza, soprattutto intervenendo su tutto l’arco dell’istruzione, per portare le iscritte alle materie Stem almeno al 35%”.
Il Polesine “per la natura del sistema produttivo e per la presenza dell’università, rappresenta una palestra ideale per questa progettualità.L’Innovation Lab di Rovigo se n’è occupato nell’ambito di Padova Treviso Venezia Rovigo Capitale Cultura d’Impresa 2020. Anche l’università di Padova dimostra da anni attenzione per questo tema con l’organizzazione di incontri sul ruolo della scuola e di progetti volti a favorire la parità anche in queste materie. Ma non basta, perché è necessario intervenire contemporaneamente sull’approccio al mondo del lavoro e sulla cultura di genere. Lo dimostra il confronto tra studio e lavoro.
Secondo l’Istat, nel 2020 le donne laureate tra i 25 e i 34 anni erano oltre 1 milione, pari a circa il 60%. Ma nella stessa fascia di età sono gli uomini ad avere un tasso di occupazione superiore”. Questo anche perché il carico della cura dei figli e delle persone anziane pesa soprattutto sulle donne. Gli strumenti per spostare questo peso e riequilibrarlo ci sarebbero, ma vengono poco utilizzati. Il congedo parentale Covid, ad esempio, è stato utilizzato nel 90% dei casi dalle donne. Anche la scelta dell’orario di lavoro penalizza le donne, che secondo i dati di Veneto Lavoro rappresentano il 64% delle assunzioni in part-time. Abbiamo ora l’opportunità, grazie alle risorse da investire per la ripresa economica, di invertire la rotta”.