Manifestazione per la pace: contro la guerra in Ucraina

La Cisl Padova Rovigo è intervenuta alle manifestazioni per la pace sabato a Rovigo in piazza Vittorio Emanuele II e a Padova in piazza Capitaniato.

«Voi non potete immaginare com’è svegliarsi, uscire di casa e andare a scuola con il continuo “bum-bum-bum” delle esplosioni». Dasha, vent’anni, racconta la sua storia in una piazza Capitaniato mai così piena: almeno 900 le persone che hanno derogato alle lusinghe del sabato pomeriggio per aderire alla manifestazione organizzata da Udu e Rete degli Studenti Medi, cui hanno partecipato sindacati e associazionismo, dando corpo alla seppur piccola tessera di un grande puzzle che va componendosi in queste ore in tutta Italia con la richiesta di mettere fine al conflitto in Ucraina. Dasha ha lasciato casa sua, a Donetsk, nel 2014, proprio a causa della guerra «ma quello che è successo a me a quel tempo è nulla in confronto a quello che sta succedendo ora al popolo ucraino» dice, la voce rotta dalla commozione «la guerra ha cambiato la mia vita, ho lasciato i miei genitori e i miei nonni».

Le sue lacrime sono per chi è rimasto – «sento ogni giorno i miei compagni di classe per sapere come stanno, loro non hanno un posto dove andare» – il suo desiderio di vedere ristabilita la pace è quello dei ragazzi della piazza. A differenza di Dasha, tuttavia, per questi ultimi, per la prima volta la guerra non è il racconto di un nonno o un principio cui opporsi. Vivono sentimenti nuovi: paura, rabbia, confusione.Nei loro interventi – così come dalle altre le voci protagoniste sul palco – la condanna all’aggressione di Putin, il grande appello a mettere fine a questa guerra come nuovo simbolo di tutti i conflitti e la richiesta all’Unione Europea e alle Nazioni Unite a far prevalere dialogo e diplomazia. «Siamo abituati a osservare i conflitti da distante, siamo fieramente pacifisti ma non siamo abituati a misurarci con parole come “guerra” e “invasione”» dice Domenico Amico, coordinatore di Studenti Per Udu Padova «non possiamo che essere spaventati davanti a tutto quello che sta succedendo, ma la paura non può fermarci». I cartoni di Amazon, così come i vassoi delle frittelle, diventano cartelli su cui dare voce agli slogan o improvvisare una bandiera. «Mentre andavo a scuola mi sono chiesta cosa stesse facendo una mia coetanea di Kiev in quel momento, forse stava scappando o cercando rifugio» dice Irene Bresciani, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi «non possiamo immaginare cosa significhi fuggire dai missili, svegliarsi e trovare la propria città assediata. Chiediamo corridoi umanitari per mettere in salvo quante più persone possibile». Quindi Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli studenti dell’Università esorta a «continuare a provare sdegno e rabbia, perché questo conflitto non ha senso geopolitico» dice «dobbiamo continuare ad ascoltare i nostri fratelli ucraini, non arretrare e non rifugiarci nei social». Un appello – quello a portare avanti l’indignazione – cui si unisce anche Alice dei giovani dell’Anpi.

Tra le voci in piazza quella della Cgil con Aldo Marturano – «siamo per un’ economia che investa sulle persone e non sulle armi» -, di Francesca Pizzo per la Cisl: «Siamo vicini al popolo inerme, deve intervenire la diplomazia» dice ricordando che sul territorio vivono 2000 ucraini, per il 79% donne «con un ruolo fondamentale nelle nostre famiglie». E, ancora, Massimo Zanetti, della Uil: «Vedere questa piazza mi fa capire che non tutto è perduto» sottolinea «ma vorremmo che l’Europa battesse un segno forte e deciso contro tutte le guerre», quindi le parole dell’assessore Benciolini per il Comune «perché la guerra si svolge sulle città, si abbatte sulle persone, sulle scuole e sugli ospedali». Il Bo porta la richiesta della conferenza dei rettori di scegliere la via della negoziazione; a margine il parlamentare Alessandro Zan sostiene che «dobbiamo agire su più fronti per impedire a Putin di vincere un conflitto che metterebbe in pericolo le democrazia» e infine Irina, di Ucraina Insieme, chiede «come possiamo mangiare, dormire e vivere sapendo che stanno uccidendo la nostra gente? Noi siamo un popolo coraggioso, non vogliamo scappare, vogliamo semplicemente libertà». Oggi alle 15 in piazza Antenore il ritrovo della comunità ucraina.Ma anche l’arte partecipa a suo modo alla manifestazione. Su uno dei muri della piazza, ecco un’opera di Any (Ig any_about_new_york): l’ombra di uno strillone che consegna giornali che invocano la fine del conflitto, ha il volto distorto dalla disperazione e dall’orrore della guerra. – (leggi l’articolo sul Mattino di Padova in pdf).