Sindacato “Il tampone non lo paghino i lavoratori”
ROVIGO – Confindustria sostiene che a pagare il tampone per chi non è in possesso del Green pass, debbano essere i dipendenti e non le aziende. Ma c’è chi ha trovato il modo di non mettersi in contrasto con l’associazione, venendo incontro ai propri lavoratori. La Intrac di Rovigo, che produce e vende scaffalature metalliche, è riuscita a stipulare con una farmacia locale una convenzione per garantire un prezzo calmierato dei tamponi, da 15 a 7 euro, da effettuare in azienda, ovviamente a carico del lavoratore. Un modo per restare in linea con la posizione di Confindustria, ma di garantire l’organizzazione e la produzione, conscia forse del fatto che il numero di lavoratori senza certificazione è superiore alle previsioni.
LE CRITICHE«Abbiamo sempre detto che non era il Green pass la soluzione per uscire dalla pandemia – avverte Pieralberto Colombo, segretario della Cgil – ma la vaccinazione obbligatoria. Ora assistiamo a tensioni e contrasti non solo con l’azienda, ma anche tra lavoratori».
Per la Cgil il Governo ha scaricato sul mondo del lavoro il problema, senza dare indicazioni precise. «Non si capisce perché una cassiera del supermercato debba avere il Green pass e il consumatore possa entrare toccando merce, carrelli e bancomat, per fare un esempio. Si stanno creando discriminazioni tra chi può lavorare e chi no».
Colombo fa notare che se qualcuno non vaccinato si vuole sottoporre al tampone, ora non trova postoe e può restare giorni senza stipendio non a causa della sua volontà. «Un sistema che si fa trovare sempre impreparato – afferma il segretario – ho sentito più di qualcuno che si vuole rivolgere all’avvocato per violazione dei diritti costituzionali».
Stessa posizione quella della Cisl, che chiedeva la vaccinazione obbligatoria. «I soggetti fragili che non possono farla – evidenzia il segretario Samuel Scavazzin – non possono nemmeno avere un’esenzione dal proprio medico, per cui vengono penalizzati due volte».
Anche sui controlli non c’è chiarezza, come sull’organizzazione del lavoro, spiega Scavazzin, e sugli orari. Così la Cisl lancia una proposta, «che le aziende prevedano un premio per tutti i lavoratori che per chi non ha il Green pass, possa essere utilizzato per pagarsi i tamponi, un modo per non discriminare alcuno, ma deve essere oggetto di una concertazione». «La sicurezza sui luoghi di lavoro è una responsabilità delle aziende – è la posizione della Uil, per voce di Giampietro Gregnanin, segretario della Uilltec regionale – e il Green pass fa parte dei relativi oneri, così come il tampone. Ma è la gestione del tampone che è sbagliata». Secondo la Uil, come posta dal decreto legge, «fa acqua da tutte le parti e sta generando troppe tensioni, mettendo lavoratori vaccinati contro quelli che hanno fatto un’altra scelta e sta creando difficoltà di gestione nelle aziende, che ricadranno sulla produttività».
La Uil non condivide il fatto che debba essere il lavoratore a sobbarcarsi la spesa del tampone. «È un momento delicato – chiude Gregnanin – serve una posizione netta contro le violenze avvenute a Roma, ma anche quell’apertura al dialogo che leggo nelle parole di Zaia, non altrettanto in Confindustria».