Green Pass, in mensa operai tagliati fuori

I sindacati contestato con forza l’obbligo: «Non dobbiamo creare discriminazioni nelle aziende, c’è il rischio di escludere dipendenti»

 
Il Resto del Carlino 27.08.201 – Green pass richiesto anche per poter accedere alle mense aziendali, ma sono ancora troppo poche le attività che si sono già attivate per dare alternative a chi è sprovvisto del passaporto verde. I sindacati contestano con forza questa disposizione, chiedendo che si apra un un dialogo e che la questione venga sostenuta anche da una norma. «Le grandi fabbriche al momento sono ancora chiuse o hanno ripreso in maniera ridotta – spiega Samuel Scavazzin di Cisl –. Quindi allo stato attuale non ci sono stati segnalati problemi. L’unica che ha ripreso le attività è la ‘Tmb’ di Ceregnano, che ha creato una doppia mensa, per garantire il servizio ai lavoratori». Secondo i sindacati il green pass è un documento importante, ma la sua gestione a livello aziendale va contrattata. «Per la specifica questione delle mense, la nostra opinione è che non ci devono essere passaggi unilaterali – prosegue Scavazzin –. Invitiamo le aziende ad affrontare la questione con i sindacati, per continuare ad operare per la sicurezza nei luoghi di lavoro. I sindacati nell’ultimo anno hanno lavorato per tutelare la salute di chi lavora, e i risultati si sono visti, dato che non si sono mai verificati cluster, proprio grazie ai protocolli». Protocolli fortemente voluti proprio dai sindacati che, dopo gli accordi con i datori di lavoro, sono stati adottati dal governo. «Il rischio è di creare una discriminazione, per questo ci diciamo pronti ad un confronto per migliorare ancora una volta i protocolli e rilanciare la campagna vaccinale nelle aziende – sottolinea –. Siamo pro green pass ma non in maniera unilaterale, soprattutto perché ci sono casi di persone che non possono essere vaccinate e rischiano di restare escluse perché non trovano medici che firmino un documento che certifichi questa impossibilità». L’invito dei sindacalisti è di valutare anche una legge che renda obbligatorio il vaccino, per permettere, a chi realmente non può accedervi, di essere tutelato. «Siamo aperti al dialogo – conferma Pieralberto Colombo di Cgil –, perché il rischio è che questo documenti diventi discriminante e crei tensioni tra i lavoratori stessi. Piuttosto si faccia una legge dove, vista l’emergenza, ci sia l’obbligo vaccinale. Lo prevede anche l’articolo 32 della Costituzione». A far discutere questa decisione è anche il fatto che i dipendenti spesso lavorano gomito a gomito, ma poi siano costretti a stare separati nelle mense. «I protocolli di sicurezza, a volte anche criticati dalle aziende, hanno garantito di poter restare aperti e sono stati voluti proprio dai sindacati – prosegue Colombo –. Si è duramente lavorato anche per garantire la sicurezza nelle mense, con diversa organizzazione del lavoro a turni, distanziamento e molto altro ancora. Protocolli che alcune attività non potevano garantire in pieno e per questo motivo non hanno potuto aprire il servizio. Il green pass è un documento fondamentale per la sicurezza, ma gestito in questo modo, senza alternative per i dipendenti, rischia di diventare davvero un problema molto pesante».