Sono 115 le aziende e le cooperative che nel padovano hanno coinvolto i sindacati nella richiesta di Cassa integrazione, di Fondo di integrazione salariale o Fondo di solidarietà bilaterale dall’inizio delle misure per limitare il contagio da Coronavirus. Ed erano 58 soltanto due giorni fa.

Una crisi profonda che si espande a macchia d’olio e sta mettendo in ginocchio quasi tutti i settori produttivi. Per fare il punto della situazione e iniziare a programmare le misure più urgenti per il sostegno al reddito questa mattina il segretario dell’Ust Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin, insieme al segretario della Cgil di Padova Aldo Marturano e della Uil di Padova e Rovigo Riccardo Dal Lago hanno incontrato il prefetto Renato Franceschelli.

“Bisogna pensare a lungo termine e programmarsi una ripresa lunga e difficile. Bisogna mettere del fieno in cascina”, ha detto Scavazzin. “Il primo a fare le spese di questa situazione è il settore turistico, che impiega 15mila persone in tutta la provincia, senza contare un indotto di circa 7mila lavoratori, e sul quale pesa la mancanza di ammortizzatori sociali. I trasporti sono aggravati da un importante calo di presenze. La logistica sta entrando in sofferenza in questi giorni. Per l’agricoltura, fin dall’inizio sono entrate in crisi le aziende dell’area di Vo, ma con l’espandersi del virus molti lavoratori stranieri sono rientrati nel loro paese d’origine e non è facile trovare mano d’opera. Questo virus ha colpito tutto indistintamente. Ma quando l’emergenza sarà superata il sistema economico locale sarà in ginocchio e non basterà un decreto per rimetterlo in sesto. Ci vorranno mesi e bisogna prepararsi ora”.