Prosegue lo stato di agitazione dei lavoratori della Maus di Campodarsego

“I Lavoratori e le OO.SS erano a conoscenza delle difficoltà aziendali, ma la comunicazione dell’apertura dei licenziamenti collettivi è comunque giunta inaspettata visto che l’omologa della procedura concordataria si era conclusa con successo solo pochi mesi fa. Inoltre nel luglio scorso abbiamo siglato un importante accordo integrativo che ha salvaguardato il reddito dei lavoratori Maus”. Lo ha dichiarato Matteo Breda, della Fim Cisl Padova Rovigo, in relazione alla procedura per licenziamento collettivo di 14 dipendenti avviata dall’azienda il 25 ottobre scorso e ai recenti sviluppi e in vista dell’incontro tra le parti fissato per il 25 novembre. Nella serata di ieri Fim e Fiom hanno diffuso un comunicato congiunto, dopo che i lavoratori si sono ritrovati decurtati in busta paga i trattamenti concordati con l’azienda.

“Dalla domanda di concordato preventivo, presentata a novembre del 2017, ad oggi – dice il comunicato – non c’è stata tregua per i lavoratori della Maus di Campodarsego. Già con il precedente A.D. i rapporti in questi due anni sono stati molto tesi, ad ottobre 2018 il dirigente ha dato disdetta a tutti gli accordi aziendali e solo dopo molti incontri tra OO.SS. (Matteo Breda per la Fim Cisl e Anna Zanoni per La Fiom Cgil), Rsu e azienda, a luglio di quest’anno si è trovato un accordo. Con quest’ultimo accordo sono stati ripristinati tutti gli istituti precedentemente disdettati. E’ stato regolamentato premio produzione, premio di risultato e 14ma mentre gli altri istituti (trasferta, ore viaggio, straordinari, etc.) sono stati congelati fino a dicembre 2020 con l’auspicio che nel frattempo tramite incontri periodici vengano trovate soluzioni condivise nell’ottica di perseguire obiettivi di miglioramento”.

Dopo numerose richieste di incontro, l’attuale amministratore delegato, il terzo in due anni, ha poi tracciato alle OO.SS. e RSU aziendali un quadro della situazione a dir poco allarmante. “Maus – prosegue il comunicato – oggi si trova nel pieno di un calo di commesse, che rischia di comprometterne seriamente il futuro. Ancora una volta i rappresentanti dei lavoratori escono da un incontro nel quale viene illustrata una situazione negativa senza un piano industriale e, ancor più grave, avvertiti telefonicamente che verrà recapitata tramite pec l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 14 dipendenti. E’ inaccettabile per i lavoratori e le OO.SS. – dicono Fim e Fiom – una comunicazione di apertura della procedura di licenziamento collettivo, senza nessuna avvisaglia e nessun contatto precedente”. La società, che opera nel settore della sbavatura automatica e la fresatura verticale dei metalli ed ha attualmente in forza 46 dipendenti, 4 dei quali in periodo di preavviso dovuto a dimissioni volontarie, ha avviato la procedura di riduzione del personale per 14 lavoratori, considerati strutturalmente in esubero rispetto alle esigenze produttive ed organizzative. Di questi, 3 sono addetti all’ufficio commerciale, uno all’ufficio amministrativo, 3 all’ufficio tecnico, 5 al reparto produzione, uno all’information technology e uno all’ufficio sicurezza.

La risposta dei lavoratori è quindi stata immediata. E’ stato aperto lo stato di agitazione e sono stati programmati scioperi fino al prossimo incontro del 25 novembre tra la parte sindacale e quella datoriale. Da questo incontro i lavoratori si aspettano il ritiro della procedura e l’apertura di un tavolo di confronto per definire congiuntamente un percorso condiviso per far ripartire l’azienda. “Lo sciopero dei dipendenti Maus dell’11 novembre – commenta Matteo Breda – è riuscito al 100%. Sono state le prime 8 ore di protesta, lo stato di agitazione continuerà almeno fino al 25 novembre, quando avverrà il prossimo incontro tra OO.SS e vertici dell’azienda. La dirigenza ha dimostrato la volontà di perseguire esclusivamente i propri obiettivi senza minimamente curarsi delle preoccupazioni legittime dei lavoratori”.

A distanza di una settimana infatti ai lavoratori sono stati decurtati i trattamenti rimasti congelati fino al 31 dicembre 2020, anche in questo caso senza nessuna comunicazione. “E’ davvero troppo! – concludono Fim e Fiom – I lavoratori non ci stanno, gli accordi si devono rispettare, solo così si rispettano le persone che hanno sempre risposto alle necessità dell’azienda! L’azienda si dovrà assumere tutte le responsabilità di una gestione a dir poco superficiale e sconsiderata, priva di una qualsiasi strategia industriale che oggi si vuol far pagare ai lavoratori che invece rivendicano lavoro e rispetto!”.