La Cisl Padova Rovigo in difesa della Casa di Cura di Abano Terme
La Casa di Cura di Abano Terme serve un bacino di utenza pari a 45.739 residenti, considerando soltanto i Comuni di Abano stesso, Battaglia, Galzignano, Montegrotto e Torreglia. Un calcolo che comunque non tiene conto di tutti gli utenti che vengono attirati dalle eccellenze di alcuni reparti né dei turisti. Considerando l’età media di questo bacino di utenza, si nota che il 24,3% ha supero i 65 anni, contro una media provinciale pari al 20,7%. Considerando invece gli utenti effettivi della struttura, il bacino a cui si rivolge ammonta a 80mila unità, che arriva a 450mila nel periodo dell’alta stagione turistica, da marzo a ottobre. Questi dati confermano le criticità di un territorio che, per quanto non lontano da Padova, è abituato a considerare la Casa di Cura di Abano Terme come un punto di riferimento essenziale nell’ambito del sistema sanitario già dal 1961, quando la Casa di Cura venne fondata proprio per rispondere alle esigenze di ospedalizzazione di tutta l’area termale. Da allora il policlinico è progressivamente cresciuto in servizi e prestazioni, divenendo nel 1987 Presidio Ospedaliero dell’Unità Locale Socio Sanitaria e come tale erogando prestazioni di ricovero e ambulatoriali, in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale.
“Come Ust Cisl Padova Rovigo – dice Francesca Pizzo – siamo in contatto costante con l’amministrazione comunale, che sosteniamo nel suo impegno contro il declassamento della struttura, visto anche il numero delle prestazioni e la qualità dei servizi erogati ai cittadini dell’area termale. Un impegno in perfetta sintonia con la nostra battaglia per la valorizzazione di tutti i servizi che sul territorio sono indispensabili per favorire welfare locale. Pur considerando da sempre essenziale il valore del servizio pubblico – prosegue Pizzo – non possiamo non segnalare l’importanza del presidio di Abano per tutta l’area termale e in un momento in cui si parla spesso di servizi territoriali, più vicini alla cittadinanza, non riteniamo accettabile il depotenziamento di una realtà che da sempre rappresenta un rafforzamento della sanità pubblica e non una semplice integrazione”.
Lo confermano i dati di accesso al Pronto Soccorso, che in virtù della nuova organizzazione regionale rischia di scomparire. “Il mantenimento del servizio di Pronto soccorso è per noi una priorità assoluta – afferma Giulio Fortuni, della Cisl pensionati – perché in un territorio così ampio e con una elevata percentuale di anziani, costringere gli utenti a spostarsi anche solo di alcuni chilometri può fare la differenza. L’assenza del primo soccorso comporterebbe inoltre una perdita di qualità per il territorio, un bacino enorme come quello termale. Anche i turisti e soprattutto i turisti anziani considerano la qualità e la vicinanza dei presidi sanitari un elemento da considerare nel momento in cui scelgono una destinazione”. I dati hanno fatto registrare un aumento costante di accessi al Pronto soccorso, dal 2014 ad oggi, con un incremento medio di 3000 all’anno fino ad arrivare agli oltre 35mila dello scorso anno. “Se queste persone non potessero contare sul Pronto soccorso di Abano – conclude Francesca Pizzo – finirebbero col gravare su quelli di Padova o di Schiavonia, sovraccaricando strutture già in difficoltà per l’elevato numero di utenti e rischiando quindi di prolungare ulteriormente i tempi di attesa”.