SOS Caporalato: al via in Veneto la campagna Fai Cisl contro lo sfruttamento in agricoltura
E’ partita da Padova l’offensiva di Fai Cisl Veneto e Cisl Veneto contro lo sfruttamento in agricoltura. La campagna “SOS caporalato” è stata presentata questa mattina in piazza delle Erbe dal Segretario Regionale di Fai Cisl Andrea Zanin e dal Segretario di Cisl Veneto Gianfranco Refosco, presenti numerosi rappresentanti di Fai Cisl Padova e Rovigo. L’iniziativa, a carattere nazionale, interessa un settore che conta in Veneto 64mila imprese e 71mila lavoratori a tempo determinato, 41mila dei quasi stranieri.
“E’ inaccettabile – ha detto Zanin – che in un settore in cui la stagionalità è regolamentata da regole contrattuali precise esistano ancora sacche di sfruttamento. Abbiamo chiesto di essere ascoltati su questo tema dalla Regione Veneto e domani incontreremo gli assessori all’Agricoltura Giuseppe Pan e al Lavoro Elena Donazzan per chiedere loro l’apertura di un tavolo permanente su questo tema e un patto per l’istituzione di una cabina di regia dove le imprese possano certificarsi. E questo per evitare lo sfruttamento e garantire la qualità dei prodotti, che è legata anche alla qualità del lavoro”.
La Cisl è contraria al ripristino dei voucher in agricoltura e all’abolizione della legge anti-caporalato. “La legge – ha detto Gianfranco Refosco – va applicata e non smantellata. Il caporalato penalizza tutto il sistema dell’agro-alimentare e soprattutto le aziende serie. Vorremmo che l’incontro di domani porti rapidamente ad un patto per la legalità in agricoltura”. Per fare emergere le irregolarità a tutti i livelli e consentire alle vittime di denunciare casi di sfruttamento è stato attivato un numero verde: 800 199 100. Il servizio è stato illustrato dal responsabile ricerca, formazione e comunicazione Fai Cisl Veneto Ludovico Ferro. Le pratiche saranno gestite a livello locale.
Il fenomeno interessa in particolare la Bassa padovana e il Polesine, con lavoratori provenienti in prevalenza da Marocco, Albania e Bosnia.
“Molti, pur di lavorare – spiega Pap Fall, presidente Anolf Padova e Rovigo – accettano qualsiasi condizione, attraverso cooperative gestite dai loro connazionali, spesso senza contratto, con orari di lavoro superiori a quelli prestabiliti e stipendi che non consentono nemmeno di rinnovare il permesso di soggiorno. E’ una situazione diffusa in agricoltura e nel facchinaggio”. Si tratta di un ricatto e una forma subdola di caporalato.
“Spesso sono proprio le cooperative a contattare le aziende offrendo mano d’opera a costi minori – spiega Stefano Laurenti, responsabile Fai Cisl per il comparto agricolo di Rovigo – e c’è quindi una grossa responsabilità datoriale. Chi vuole smantellare la legge anti-caporalato vuole limitare il controllo sul territorio”.
Matteo Cecchinato, di Fai Cisl Padova Rovigo, ha ricordato che “il nuovo CCNL, sottoscritto il 19 giugno scorso, impegna le parti a valorizzare i contenuti della legge anti-caporalato, avviando la costituzione delle sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità”.